Shakespeare mi perdoni se lo chiamo in causa per simili facezie, ma il titolo di una delle sue commedie descrive alla perfezione il disastro comunicativo a cui ho, per mia sfortuna, assistito in diretta. In due ore Sony ha riempito l'intera New York di parole ancor più vacue dei pochi titoli mostrati, nessuno dei quali può fregiarsi dello status di killer application. Una nebbia fitta attanaglia i tanti pensieri dell'ex gigante dell'intrattenimento, in palese stato confusionario, incapace di ritrovare la retta via. Cosa rimane di quel marchio che per due generazioni consecutive era diventato per il grande pubblico sinonimo di videogioco? Per quale motivo i colletti bianchi con gli occhi a mandorla, Kaz Hirai in primis, non si sono presentati sul palco? Perché tanto odio? Al netto delle classiche esposizioni retoriche sulla filosofia societaria, morbo contro il quale non esiste alcun vaccino, la conferenza non era iniziata poi così male. Mark Cerny, il responsabile dell'architettura di PlayStation 4, ha parlato per diversi minuti di un'unità di intenti fra Sony e gli sviluppatori, un accordo finalizzato alla creazione di un hardware facile da programmare e così potente da poter soddisfare ogni desiderio delle terze parti, anche le più esigenti. Gli 8 GB di RAM consegnano i neurodeliri di Kutaragi ai libri di storia, il rubicondo Ken viene caricato a viva forza su una carriola e portato al manicomio, dove potrà ciarlare a lungo delle sue diavolerie tecnologiche. Dal palco viene illustrata una serie di specifiche molto generiche, che in mattinata acquistano la forma di un processore muscoloso, con 8 core, e una GPU sotto steroidi, a dimostrazione che di potenza ce ne sarà da vendere. La forma del DualShock 4 ribadisce come la segretezza interna di Sony faccia acqua da tutte le parti, le precedenti indiscrezioni rovinano il momento: il joypad, come da previsione, arriva in tandem con la nuova telecamera, dal design molto simile a Kinect, confermando che l'esperienza di Move non si è conclusa affatto.
L'hype cresce a dismisura quando finalmente Cerny, visibilmente emozionato, mostra alla platea l'onomatopeico titolo al quale sta lavorando: ci siamo, stiamo per toccare con mano la potenza dell'ex Orbis, il momento è giunto. E il fallimento corre sul filo, in uno streaming che puzza di farsa, uno sberleffo intollerabile. Knack, l'atteso primo vagito di PlayStation 4, è una sonora pernacchia che riecheggia nel buio della sala, un action-game dal look cartoonesco, derivativo dal punto di vista concettuale e incapace di suscitare alcun tipo di emozione. Alla sua vista mi esibisco in un facepalm da manuale, trasformandomi in un meme in carne e ossa, una maschera di delusione. Mastico amaro e stringo i denti, nella speranza che il tempo passi in fretta e che gli annunci successivi colpiscano nel segno, ma l'orologio sembra essersi fermato e i sogni si sono ormai dissolti.
http://www.youtube.com/watch?v=q59tHyhDMkI
KillzoneShadowFall, l'ennesimo capitolo di una saga tutt'altro che memorabile, cancella la cupezza del passato con un'ambientazione solare, ma l'azione dei suoi scenari di guerra è quanto di più piatto si sia visto negli ultimi anni. Evolution Studios, l'imbonitrice del famoso target render di Motorstorm, impiega una decina di minuti per annunciare la piena intenzione di copiare ForzaHorizon, esibendo sul palco un feticismo motoristico di cui francamente non so che farmene. Quando Sucker Punch giunge a ribadire l'ovvio, parlando del futuro della saga di inFamous, valuto persino la possibilità di chiudere lo streaming e gettarmi sotto le coperte, per godere del meritato riposo.
All'improvviso il buio delle tenebre viene squarciato dalla presenza di Jonathan Blow, il mai abbastanza lodato autore di Braid, che nel giro di qualche secondo prende le distanze dai precedenti cicisbei esibendo qualcosa di oniricamente concreto. TheWitness, in precedenza annunciato su PC, è un sogno ad occhi aperti, un rompicapo che strizza l'occhio a Myst, un mondo fantastico nel quale non vedo l'ora di perdermi. Il designer parla dal cuore, sembra comprendere i miei desideri quando descrive minuziosamente un universo in cui l'esperienza ludica sia sempre stupefacente, un concept biologico privo di additivi, dove niente è stato allungato artificiosamente.
http://www.youtube.com/watch?v=Brd0F7rlXCI
Prima di lui sul palco c'era il nulla, dopo di lui arriverà il niente: un vuoto composto da sole tech demo, la coda del pavone si apre ma nessuno rimane accecato dai riflessi delle sue piume. David Cage, animando i muscoli facciali di un povero pensionato che fatica ad arrivare alla seconda settimana del mese, conferma per l'ennesima volta come lui e il gameplay abbiano ligitato tempo addietro e i rapporti siano compromessi. Media Molecule ciarla per ore di fantasia e conclude l'esibizione con il concerto delle marionette: a questo punto mi chiedo chi siano davvero i pupazzi.
Il massimo del minimo viene raggiunto quando Shinji Hashimoto, direttore dell'universo diFinalFantasy, entra fra squilli di tromba per annunciare l'inattesa lieta novella: “all'Etlé mostlelemo un nuovo episodio della saga tanto amata!”. Ma non mi dire! L'arrivo sul palco di Bungie sembra uno sgambetto infantile, una puerile vendetta nei confronti della concorrenza covata per oltre un decennio e finalmente concretizzata, peccato che Destiny sia un titolo multipiattaforma e quindi non si capisce dove Sony voglia andare a parare. Blizzard è la proverbiale montagna che partorisce il topolino: la conversione tardiva, per giunta prevista anche su PlayStation 3, del terzo capitolo della saga di Diablo non è un colpo da maestro, figlio di un mercato acquisti particolarmente ispirato. È l'ennesima conferma di un atteggiamento cerchiobottista, il barcamenarsi di una società che vuole fare tutto, ma alla fine nulla stringe, almeno al momento.
Sony ha tutto il tempo di rimettersi in careggiata, esibendo a Los Angeles la forza di PlayStation 4, l'importante è che si dia una mossa il prima possibile. Se la prossima generazione deve iniziare davvero alla fine di quest'anno, è lecito aspettarsi un esordio col botto e non lo sconfortante spettacolo della scorsa notte. All'E3 si parli di prezzi e di giochi, non di aria fritta.