A Story About My Uncle si apre in una maniera che sembra uscita da Gone Home, ma poi va a parare da tutt'altra parte e i suoi momenti "visuale in prima persona con voce narrante e ambiente in cui gironzolare mentre ti vengono i lucciconi" vengono limitati alle fasi di raccordo fra un livello e l'altro. Lo puntualizzo subito perché, diciamocelo, da un gioco con un titolo del genere, di questi tempi, viene spontaneo attendersi un gioco "narrativo" con ben poca azione, e invece il team Gone North Games aveva ambizioni lievemente diverse. Da un lato, bisogna dirlo, il lavoro svolto sulla narrazione ambientale è di buon livello e, soprattutto, ci si trova davvero immersi in un immaginario visivo fuori dal normale, alle prese con creature bizzarre e una storia tutta particolare. Insomma, ci si trova a vivere in un mondo "altro", cullati da una narrazione suggestiva e dalla capacità di portarti in luoghi che fuori da un videogioco difficilmente visiteresti, men che meno in questa maniera. Allo stesso tempo, però, A Story About My Uncle è nella sua essenza una specie di grosso platform game in prima persona. Certo più Mirror's Edge che Gone Home, anche se con il mezzo capolavoro di Dice c'entra poco o nulla. Credo.
L'azione ruota tutta attorno a una tuta speciale indossata dal protagonista, a una serie di gadget che la impreziosiscono e al modo in cui questa tuta si relaziona con l'ambiente circostante. Grazie alla tuta in questione, è possibile innanzitutto cadere da altezze vertiginose senza farsi male. Dopodiché, c'è una riserva di energia, che si ricarica quando si tocca terra, mano a mano viene resa più capiente e permette di eseguire azioni supplementari, "caricando" salti particolarmente vigorosi verso l'alto o in avanti e utilizzando una specie di frusta energetica per aggrapparsi di qua e di là, penzolare nel vuoto e lanciarsi in giro. Durante il terzo atto del gioco, infine, si manifesta anche un metodo che permette di ricaricare l'energia mentre ci si trova per aria, permettendo quindi l'esecuzione di tutta una serie di acrobazie particolarmente articolate e la navigazione attraverso spazi sempre più ampi.
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Il cuore di A Story About My Uncle, insomma, è quello di un gioco di piattaforme in cui bisogna trovare non tanto l'uscita dai singoli livelli, quanto la maniera giusta per raggiungerla. Qui sta tanto il fascino dell'azione, quanto il suo limite. La "frusta" energetica può essere legata solo a certi tipi di superficie e questo rende i percorsi spesso un po' limitati, anche se nelle fasi finali tendono ad aprirsi più vie e si gode di una maggior libertà di movimento. Allo stesso tempo, però, essendo i possibili appigli per l'appunto una questione di superficie, più che di punti specifici, all'interni dei confini onestamente ristretti dei vari percorsi è possibile muoversi in maniera piuttosto libera e, soprattutto, ritrovarsi a improvvisare un po', quando l'approccio tentato inizialmente non funziona. Certo, nella maggior parte dei casi, sbagliare approccio significa cadere nel vuoto e ripartire dal checkpoint, ma talvolta, soprattutto nelle fasi avanzate, con più abilità a disposizione, si aprono invece nuove vie e si riesce a metterci una pezza in altro modo.
Mi rendo conto che può essere una spiegazione un po' confusionaria e che forse non si capisce dove stia il confine fra libertà e linearità, ma del resto il tentativo dello sviluppatore, probabilmente, era proprio quello di trovare la giusta via di mezzo fra la necessità di guidare il giocatore lungo un percorso e la voglia di offrire un minimo di libertà. E l'equilibrio, per buona parte dell'esperienza, è bene o male quello giusto, anche se ogni tanto viene da pensare che sarebbe stato divertente poter utilizzare gli strumenti a disposizione in spazi di gioco più ampi, liberi e aperti. In questo senso va anche detto che, una volta completato il gioco, si sblocca l'accesso ai livelli sotto forma di sfide a tempo, liberate da qualsiasi costrizione narrativa, e improvvisamente ci si ritrova fra le mani uno strumento per pasticciare un po' più liberamente, svolazzando in giro senza l'assillo del racconto che cerca di guidarci fino alla fine.
A sminuire il senso di costrizione, poi, ci pensano anche gli achievement di Steam, che, se consultati, svelano una serie di piccole sfide nelle sfide e raccontano un gioco meno lineare di quel che appare se ci si limita a seguire il racconto ed esplorare in maniera incanalata. Non che quest'ultimo modo di affrontare A Story About My Uncle sia necessariamente un problema, in ogni caso: il viaggio dall'inizio alla fine dura un paio d'ore, anche abbondanti, e regala una favoletta forse non particolarmente originale, ma dai toni suggestivi e molto evocativi. Certo, ai momenti che funzionano se ne alternano altri in cui l'interpretazione della voce narrante lascia parecchio a desiderare e alcuni dialoghi sembrano proprio avere poco senso, ma per ogni passaggio che ti fa apparire un punto di domanda sopra alla testa c'è un momento invece molto azzeccato.
Nel complesso, A Story About My Uncle è un bel gioco che non riesce ad essere grande a causa di qualche limite, ma che nei suoi momenti miglior regala davvero gioia e soddisfazione per la pulizia delle meccaniche di controllo e la bella atmosfera che sa veicolare. Ti lascia spesso lì a chiederti quanto sarebbe potuto essere più riuscito se ci fossero stati il tempo, il budget o magari semplicemente il talento necessari per renderlo un oggetto più compiuto e rifinito, ma anche così, tutto sommato, riesce a regalare un bel viaggio e una buona dose di divertimento.
Ho giocato A Story About My Uncle grazie a un codice Steam ricevuto dallo sviluppatore. Steam sostiene che ho impiegato due ore a finirlo, non ho dettagli sul minutaggio. Se due ore di gioco vi sembrano un po' poche per 12,99 euro, anche contando il tempo extra che potreste tirare fuori dal time trial, fate finta che qua sotto ci sia scritto 7,5. E in ogni caso tenete conto del fatto che se usassimo tutti i decimali avrei messo un 7,8 o qualcosa del genere. Se questo articolo è venuto fuori un po' confusionario è perché ho scoperto Netflix e sto dormendo molto poco. Abbiate pazienza.