La mensola di Shin X #31 - Darksiders II Deathinitive Edition: chi è senza peccato, muoia
Da sempre sostenitore di titoli bistrattati dalla critica, Shin X è passato da “difensore dei poveri” a “masochista”, da “acquirente compulsivo” a “forzato bastian contrario”. La verità è che a suo parere ogni titolo può dire qualcosa: c’è chi sbraita, chi sussurra, chi lo fa con i sottotitoli e chi lo recita in versi. L’importante è avere lo spirito di voler ascoltare. E l’antro in cui riposano questi brutti anatroccoli è la sua mensola. L’unico luogo nel quale possono diventare cigni.
Darksiders II, come accade spesso ai titoli di ottima qualità, ha un triste passato alle spalle. Sviluppato a ridosso della rovinosa caduta di THQ, il gioco si è distinto per cura complessiva, profondità e longevità. Nonostante un poderoso piano di DLC, le vendite di Darksiders II non hanno salvato la compianta THQ dall'oblio, ma non per questo il gioco merita di essere dimenticato. Nonostante l'articolo si riferisca all'ultima versione rimasterizzata, non ha importanza quale incarnazione vogliate acquistare. Un PC, anche di fascia media è senza dubbio la scelta migliore, ma non precludetevi alcuna possibilità. La narrazione si svolge parallelamente alle vicende del primo capitolo, dopo la cattura di Guerra e il conseguente processo da parte dell’Arso Consiglio: brutta cosa la burocrazia divina...
Accusato di aver posto fine al genere umano, l'unica possibilità di salvezza per Guerra è nelle mani del suo rissoso fratello. Morte, quindi, uno dei quattro cavalieri dell'apocalisse, insieme al suo fido destriero Disperazione, è pronto - paradossalmente - a riportare la vita nel nostro mondo. Certo, se per salvare la terra arrivassero due tizi col nome di morte e disperazione, personalmente qualche scongiuro verace lo farei, ma non sono qui per darmi all'ironia spicciola. Darksiders II si presenta fin dalle prime galoppate come una sorta di Zelda a tinte fosche. Pescando nell'iconografia nintendiana, il gioco si dipana attraverso estese pianure, labirinti, oggetti sbloccabili e segreti da scoprire. Il sistema di combattimento mescola sapientemente God of War e Devil May Cry, pur non raggiungendo la spettacolarità del primo o la profondità del secondo. Ma l'impatto coi nemici si avverte, la sensazione di far male è palese e appagante.
Il nostro cavaliere, dotato di una sfiziosa doppia falce, può fare man bassa dei nemici con gran disinvoltura. Grazie alla diverse armi equipaggiabili, pesanti o leggere a seconda dell’occasione, le combo sono facilmente a portata di mano, innescando combattimenti gratificanti e brutali. È stato fatto un gran lavoro in questa direzione e i risultati si vedono. Ovviamente il livello di sfida dipende dalla vostra predisposizione al genere, tuttavia è solo impostando a difficile che i colpi, gli affondi e le capriole evasive assumono un senso nell'economia ludica generale. Non lasciatevi prendere dallo sconforto durante le prime scaramucce coi nemici: col passare del tempo e la crescita del personaggio, le lotte diverranno sempre più soddisfacenti. L’ impianto ludico, a differenza del sopracitato Zelda, è quindi legato al level up: due alberi delle abilità ben distinti ci permetteranno di acquisire una serie di abilità dedicate al combattimento corpo a corpo e alla negromanzia. Per donare al tutto un retrogusto alla Diablo, gli sviluppatori ci hanno anche concesso di equipaggiare varie parti di armatura, suddivise per livello di rarità. Il bello di Darksiders II, però, non risiede soltanto in un verace e brioso combat system. Una delle sue caratteristiche fondamentali è nella sapiente distribuzione di puzzle ambientali, sempre frizzanti e ben orchestrati, pur ripetendosi - verso la seconda metà del gioco - in alcune meccaniche di base.
Insomma, si va a cavallo, si esplorano sotterranei, si allestisce un cavaliere con gli attributi, reiterando potenzialmente all'infinito lo sviluppo del protagonista. C'è un picco oltre il quale l'amore potrebbe diventare odio, e vorreste portare a termine l'avventura quanto prima, ma a quel punto saranno già passate una ventina di ore, quindi c'è poco di cui lamentarsi. Gli elementi peculiari di questa Deathinitive Edition (nomignolo aberrante che neanche io avrei avuto il coraggio di appioppargli) sono perlopiù contenutistici. Tutti i DLC pubblicati, tra i quali spiccano 4/5 ore di nuovi dungeon, fanno bella mostra di sé, incorniciando un pacchetto da 29 € tutto sommato allettante. Purtroppo il passaggio su PS4 e Xbox One si è rivelato un semplice port, più che una rimasterizzazione. Certo, ci sono i 1080p, qualche texture aggiornata e un sostanzioso rifacimento degli effetti di luce. Ma ci sono anche solo 30 fps - e nemmeno granitici - episodi di tearing e una telecamera piuttosto isterica. Come accennavo in apertura, la versione PC è quella migliore su cui gettarsi. Tuttavia, se non avete la voglia, l'occasione o la possibilità di metterla nel cestino della spesa, le versioni console, anche quelle di vecchia generazione, sono assolutamente consigliate.
La direzione artistica, pur viaggiando tra lo splendido e il derivativo, è sempre un fiore all'occhiello della creatura Vigil. La scelta cromatica che dipinge gli scenari è sopraffina, mescolando texture in cel-shading a tinte pastello, alternando linee chiuse e vigorose a tratti somatici ed elementi anatomici solo accennati. Le animazioni sono possenti, le ambientazioni ariose e ricche, il sonoro completamente in italiano, orecchiabile e ben orchestrato. Anche se i più cinici potrebbero etichettare il gioco come un "vorrei ma non posso", soprattutto in virtù dei ricercati parallelismi con la serie di Zelda, Darksiders II merita senza dubbio la vostra attenzione.
Nel contesto videoludico odierno, dove le grandi produzioni si riducono spesso a carne da macello consumabile in una manciata di ore, ricercare queste piccole perle, così ricche di contenuti e cura per i particolari, può essere una idea più che saggia. Quindi, incrociamo le dita di una mano, mettiamo l'altra sulla patta dei pantaloni e... che Morte e Disperazione vengano a noi!