La nostalgia canaglia di Retro City Rampage
Parlare di Retro City Rampage mi spezza il cuore. È un tributo a tutta la cultura della mia generazione, una sincera lettera d'amore alla storia dei videogiochi e dell'immaginario pop degli anni '80... ed è un po' una boiata. Mi dispiace dirlo, perché si vede a chilometri di distanza che è il frutto della passione e della fatica di un singolo uomo, Brian Provinciano, che per quasi dieci anni ha curato maniacalmente ogni aspetto della sua creatura. Retro City Rampage è un tripudio di dettagli, citazioni e riferimenti al luminoso passato degli 8 bit, ed è nato in tempi non sospetti, quando gli sprite pixellosi non erano ancora tornati a essere cool e trendy. È stato concepito prima dei meme, prima che internet creasse il linguaggio dei lolcat o si mettesse a prendere in giro l'engrish dei vecchi giochi per NES. Se lo sviluppo di questo ambizioso giochino si fosse concluso nel 2007, invece che nel 2012, ci sarebbe scoppiata la testa per i suoi continui rimandi al pantheon dei nerd, e per quel suo costante omaggio agli dei che abbiamo venerato sui nostri controller.
Ora, però, viviamo in un mondo diverso. In prima serata ci sono le citazioni ludiche di The Big Bang Theory, i riferimenti a Zork di Chuck, e persino How I Met Your Mother sfoggia The Legend of Zelda e Mario Kart come se niente fosse. Gli Space Invaders invadono i nostri spazi personali, la pubblicità abusa della nostra nostalgia e basta farsi un giro sull'App Store per trovare centinaia di giochini senza arte né parte, incentrati sull'estetica del pixel. È la rivincita dei nerd? Mah. Il fatto è che negli ultimi anni la retrocitazione è diventata uno sport inflazionato, che pochissimi riescono a praticare senza diventare delle macchiette. Sono sempre più rari i giochi come Super Meat Boy, che omaggiano in modi sottili e cercano di catturare anche lo spirito dei bei tempi che furono, oltre all'apparenza. Retro City Rampage è un minestrone pazzesco di citazioni videoludiche, accorate ma fuori tempo massimo. Il gioco che un tempo avrebbe fatto impazzire internet è arrivato in ritardo, e pur essendo più sincero e genuino dei modaioli, sembra tutto basato su una battuta che non fa più ridere.
L'idea di base è quella di un roboante Grand Theft Auto a 8 bit, con una visuale dall'alto in perfetto stile NES, ma con tutte le funzioni dei giochi Rockstar, e non solo. C'è un sistema di copertura che fa un po' Gears of War (ma in 2D), abbinato a uno sparo a metà tra Robotron e Geometry Wars. Ci sono momenti stealth, inseguimenti in macchina, minigiochi, armi da comprare, salti da trovare, capelli da tagliare... ogni singolo centimetro della città racchiude un'attività, un riferimento alla cultura pop o una missione da affrontare. La quantità di contenuti è quasi disarmante, specie considerando che siamo alle prese con il lavoro di un singolo pazzoide. Peccato, però, che per avere un'esperienza più sensata si sarebbe dovuto fare un esercizio di minimalismo, tagliando almeno la metà delle meccaniche e dando al tutto una direzione più marcata, leggibile e soprattutto godibile. Così com'è, purtroppo, Retro City Rampage sembra un'accozzaglia di roba buttata lì alla rinfusa, che sa di già visto e già giocato. Le sue raffiche di citazioni oscillano tra il dotto e lo scontato, ma soprattutto mettono in secondo piano l'azione, spezzandola, interrompendola, annullandola. Ciò che fa sorridere nei primi dieci minuti annoia a morte dopo un'oretta, complici anche delle missioni estremamente lineari, che stridono con la natura free roaming della mappa, vanificandola. Retro City Rampage si è sì ispirato alla struttura di GTA, ma l'ha fatto portandosi dietro i più classici errori di Rockstar, amplificandoli. È possibile che su PlayStation Vita, con sessioni di gioco più rapide, il tutto risulti più godibile, ma su PC mi sono sinceramente annoiato.
È un peccato che il divertimento non sia pervenuto, perché dal profilo estetico, Retro City Rampage è una delizia. La grafica è da lacrimuccia, le scene di intermezzo sono uno spettacolo e la musica che suona sulle radio disponibili in macchina è semplicemente perfetta (la trovate qui, merita i soldi che costa, ve la propinerò anche nei futuri Outcast Sound Shower). L'opera magna di Brian Provinciano è più bella da guardare che da giocare, tanto che l'avrei quasi preferita se non fosse stata interattiva. Mi piacerebbe una versione compressa, in video, che mi faccia vedere tutte le citazioni (che fanno scattare il sempre piacevole effetto Trivial Pursuit, specie se si è in compagnia), ma senza obbligarmi a giocare tutta la fuffa che c'è in mezzo; considerando che viviamo nell'era di YouTube, il mio sogno è tutt'altro che impossibile. Ho la morte nel cuore a dirlo, perché niente mi fa più simpatia di un progetto DIY dalle grandi ambizioni, sviluppato con un amore genuino nei confronti della mia passione, ma Retro City Rampage proprio non ce la fa.
Ho ricevuto un codice Steam per scaricare Retro City Rampage direttamente dallo sviluppatore. Con tutto il rispetto per il lavoro di Provinciano e la stima per il suo progetto, che è comunque più genuino e sentito del 90% della retrosbobba degli ultimi tempi, trovo che 14 euro siano davvero troppi.