La rivoluzione mancata di Syndicate
Uscirsene nel 2012 con un mix tra shooter tattico e uno strategico isometrico sarebbe stata un'idea da folli, anche se ci si chiama Syndicate e si hanno alle spalle il budget (Electronic Arts) e il giusto know how (gli Starbreeze Studios di riddickiana memoria). Logico quindi che il vecchio Syndicate dei primi anni '90 (e relativo sequel nel '96) dovesse andare incontro a un restyling completo vent'anni dopo e in fondo, con buona pace dei fan della prima ora, la scelta di uno sparatutto in prima persona con elementi tattici non è del tutto peregrina.
Questo nuovo Syndicate, che non vede coinvolto nessuno del team originale di Bullfrog (a proposito che fine ha fatto Sean Cooper?), ha pochi punti di contatto con il suo predecessore. Certo anche qui si parla di un futuro distopico, di gigantesche corporazioni che hanno in mano i destini del mondo e di ritrovati tecnologici in puro stile cyberpunk, un po' sulla scia di quel Deus Ex: Human Revolution additato da molti come ispiratore di questo reboot. In realtà Syndicate ha ben poco a che vedere con le profonde trame ruolistiche, con la libertà di approccio e con la maturità di scrittura mostrata nelle scorribande futuristiche di Adam Jensen. Qui la trama e i personaggi di contorno non riescono mai ad appassionare veramente, le missioni riciclano temi e obiettivi già visti e stravisti e le ambientazioni tra uffici, stazioni, edifici ultra hi-tech e pochissimi esterni, soffrono di un'eccessiva ripetizione (si salva giusto la base in mezzo all'oceano). Il mondo di gioco soffre poi di un'interazione limitatissima; l'HUD segnala qualsiasi oggetto in vista con relativa descrizione, ma si tratta di una soluzione di pura facciata che non amplia minimamente il versante interattivo del gioco.
Sembra insomma di muoversi in location ben rifinite ed eleganti ma anche "fredde" e povere di contenuti (mai come qui abbiamo visto così tante porte chiuse e inaccessibili), con in più un andamento delle missioni estremamente lineare a causa di un level design quasi a senso unico. Ammetto di essere rimasto parecchio deluso da questo ritorno di Syndicate dopo la prima ora di gioco, anche per colpa di nemici anonimi (a tratti si rischia il plagio con quelli di F.E.A.R. 3) e di un'atmosfera davvero poco affine a quella del classico di vent'anni fa. Possibile che un brand così carismatico e di culto sia sfociato in uno sparatutto così anonimo e risaputo?
Per fortuna dopo un po' le cose tendono a migliorare ferma restando la poca personalità a livello di trama, nemici e ambientazioni. Gli elementi tattici non mancano e vanno ricercati soprattutto nel sistema di copertura, nella particolarità di alcune armi (notevole il fucile con i colpi flettenti) e nell'utilizzo di poteri derivanti da un potente chip innestato nel protagonista Miles Kilo. Con questo pezzo di silicio si può ad esempio puntare un nemico e premere E per farlo suicidare o per renderlo un nostro alleato, eliminare le protezioni ad alcuni droidi, disinnescare granate o manomettere delle torrette difensive in modo che facciano fuoco contro i nemici. In più è sempre disponibile per una limitata quantità di tempo una classica modalità bullet-time, che però, oltre a rallentare il tempo, cambia completamente la visione e permette di vedere immediatamente i nemici (anche dietro le pareti) e gli elementi interattivi come ad esempio le bombole esplosive. Contando anche i vari potenziamenti del chip e nuovi poteri che si acquisiscono nel corso del gioco con tanto di tutorial in stile Tron, la carne al fuoco non è poca, ma si fa comunque fatica a trovare qualche spunto davvero nuovo o personale, compresa l'immancabile corsa on-rail a bordo di un treno con tanto di velivolo pronto a riempirci di piombo.
Se non altro l'intelligenza nemica è piuttosto curata già a livello di difficoltà medio; gli avversari si spostano, si abbassano e si riparano, alcuni si muovono per stanarci e altri avanzano protetti da scudi protettivi, mentre i boss vi faranno sudare parecchio prima di finire a terra, sfiorando spesso vette di eccessiva difficoltà e costringendovi a non commettere il minimo errore. Anche per la loro estrema velocità e resistenza si perde parecchio tempo a eliminarli e ho tagliato il traguardo del Game Over in circa sei ore e mezza a livello medio. Contando però i lunghi filmati di intermezzo e le sezioni tutorial (impossibili da skippare), il tempo effettivo di gioco si riduce ulteriormente, lasciandoci con una longevità ben inferiore alle aspettative.
Per fortuna Syndicate non offre solo una Campagna in singolo, anzi il multiplayer cooperativo è a suo modo più interessante delle scorribande solitarie di Miles Kilo, avvicinandosi maggiormente allo spirito originario della serie. Fino a quattro giocatori possono affrontare nove missioni online aiutandosi tra di loro, usando e modificando armi (molto più che in singolo) e curandosi a vicenda anche a distanza. Gli obiettivi sono sufficientemente vari proprio come nelle missioni del Syndicate originale e se escludiamo l'assenza di server dedicati, l'esperienza online è davvero avvincente. Il tutto acquista più spessore tattico, non mancano le specializzazioni e nonostante l'assenza di alcuni poteri (non si può ad esempio sfruttare il comando per il suicidio), la varietà di approcci è comunque notevole. Tra l'altro provando ad affrontare alcune missioni solo con due compagni al mio fianco ho fatto una fatica indicibile per uscirne vivo, a dimostrazione di come il co-op sia stato concepito proprio per quattro giocatori visti gli attacchi massicci che si devono affrontare.
Grazie al multiplayer Syndicate acquista una maggior completezza e un tatticismo ben più pronunciato della Campagna in singolo, riequilibrando non poco l'esito finale di un gioco che nemmeno nel comparto grafico può dirsi entusiasmante. Passino gli effetti luminosi sparati e volutamente esagerati quasi da accecamento istantaneo, ma manca il supporto per le DirectX 11, le texture lasciano parecchio a desiderare e anche come effetti volumetrici abbiamo visto di meglio ultimamente (fumo, fuoco, particelle). I filmati appaiono curati ma non altrettanto i volti e le espressioni dei personaggi, anche se il tutto gira egregiamente anche con PC di fascia media pur impostando quasi tutti i dettagli al massimo. Su questo versante dopo Enclave, The Darkness e The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay (tutti realizzati con un ottimo engine proprietario), ci si aspettava di più da Starbreeze e sorge persino il sospetto che tutte queste luci così bianche, flashate e accecanti siano state messe proprio per mascherare qualche magagna grafica di troppo.
Syndicate non è all'altezza del suo celebre predecessore e difficilmente poteva esserlo. La nuova formula da shooter tattico lo ha reso un reboot riuscito solo a tratti, soprattutto per chi si aspettava una risposta (solo un po' più action) degna di Deus Ex: Human Revolution. Per fortuna il multi cooperativo ci mette la proverbiale pezza riservando le sorprese più piacevoli per i fan del vecchio Syndicate, ma tra un comparto grafico così così, boss da crisi di nervi e un sistema di illuminazione da denuncia per i fotofobici l'entusiasmo fatica ad emergere. Se però amate il co-op fateci pure un pensierino.