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Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk è Etrian Odyssey in salsa Nippon Ichi

Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk è Etrian Odyssey in salsa Nippon Ichi

Ridendo e scherzando, sono passati già più di dieci anni dall'uscita del primo capitolo di Etrian Odyssey, pregevole e fortunata serie di dungeon crawler a turni sviluppata da Atlus sulle console portatili Nintendo. Questi dieci anni hanno salutato l'uscita di numerosi capitoli della serie, nonché di numerosi spin-off, fra cui gli Etrian Mystery Dungeon e il curioso cross-over Persona Q: Shadow of the Labyrinth, di cui è in arrivo a fine novembre il secondo episodio. A metà del 2016, ai giochi ispirati alla serie si è aggiunto Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk, uscito inizialmente soltanto per PlayStation Vita e solo in Giappone. Per ottenere una versione in inglese, è stato necessario attendere fino al settembre di quest'anno, con l'uscita del gioco in occidente su PlayStation 4, Nintendo Switch e PC, ed è proprio quest'ultima versione quella analizzata in questa sede. A tal proposito, diciamo subito che l'interfaccia è stata pensata per le console: giocare con il mouse è possibile e non tragico, ma l'esperienza risulta molto più scorrevole tramite joypad.

La serie Etrian Odyssey è sempre stata caratterizzata da una narrazione piuttosto stringata: i veri protagonisti del gioco erano l'esplorazione dei dungeon (a caselle quadrate, esattamente come in Refrain) e la possibilità da parte del giocatore di "disegnare a mano" col pennino del DS la mappa di gioco e aggiungervi annotazioni e informazioni utili. Labyrinth of Refrain, è bene dirlo subito, rinuncia a quest'ultima possibilità, offrendo un automapping sicuramente molto comodo, ma non sempre dettagliato quanto si potrebbe desiderare. Per fare un esempio pratico, mentre in Etrian è possibile indicare a mano eventuali caselle d'acqua, in Refrain questo non è possibile, e ci si trova spesso a cercare segreti negli stessi punti solo perché non si ha avuto la possibilità di prendere appunti sulla mappa. Tuttavia, il bilancio complessivo da questo punto di vista non è negativo: togliere la necessità di tracciare muri e segnare punti di interesse rende l'esplorazione dei dungeon molto più rapida che in Etrian e, ben conscio di questo, il team di sviluppo ha realizzato mappe decisamente più vaste di quelle della serie Atlus, rinunciando un po' alla sua "compattezza" ma guadagnando in dinamismo.

Anche dal punto di vista narrativo, Refrain si discosta da Etrian, riproponendo lo stile di dialoghi della maggior parte degli strategici Nippon Ichi in stile Disgaea, ovvero sequenze simil "visual novel" con personaggi anime su fondali statici, quasi sempre un po' più lunghe di quello che l'esile impalcatura della trama farebbe sperare. La premessa è piuttosto banale: nella città di Refrain si cela un labirinto maledetto che sembra inghiottire senza possibilità di ritorno chiunque decida di entrarvi. Madame Dronya, avvenente strega giunta in città spacciandosi per la grande Baba Yaga, decide di proporsi come volontaria per esplorarlo, promettendo al sindaco una parte degli eventuali oggetti preziosi recuperati. Inutile dire che le mire di Dronya vanno ben oltre la semplice brama di ricchezze e ben presto la trama si dipanerà per rendere più chiare le sue motivazioni. Detto sinceramente e in poche parole, trovo Dronya un personaggio monodimensionale, decisamente irritante, e ho trovato poco interessanti quasi tutte le sequenze narrative, fra cui un paio decisamente troppo ammiccanti, se non addirittura controverse. Poco dopo le fasi iniziali del gioco, infatti, pur se descritta solo testualmente e senza alcun elemento grafico troppo esplicito, è presente quella che potremmo definire senza mezzi termini una molestia sessuale, con tanto di violenta reazione corporea della protagonista per la disgustosa esperienza subita. In tutta sincerità, si tratta di una sequenza che definire gratuita e non in linea con il tenore del resto del gioco è poco: va però segnalata, nel caso in cui all'ascolto ci fosse qualche genitore intenzionato a esplorare il labirinto di Refrain insieme ai propri pargoli. Il personaggio più riuscito, a mio avviso, è quello della bambina Luca (sic), improbabile sidekick di Dronya, che per qualche insondabile motivo accetta sempre con il sorriso sulle labbra i numerosi soprusi subiti da Dronya, che le fa da tirannica badante. Di ottimo livello il doppiaggio, che da solo riesce a rendere a malapena tollerabile il mediocre script.

È in casi come questo che mi interrogo sulla cultura giapponese a tutto tondo. Poi torno a far salire numeri nei menu e mi passa.

Al contrario di quello che si potrebbe inizialmente pensare, in Labyrinth of Refrain il giocatore non indossa i panni di Dronya, bensì quelli di un... libro! Il Tractatus de Monstrum, soprannominato scherzosamente "Tractie" da Luca nonché vero e proprio tramite fra Dronya e i segreti del labirinto. A esplorare quest'ultimo, infatti, non ci sono Dronya, Luca e i personaggi che incontriamo nel corso della storia, ma delle "marionette" che prendono vita tramite il misterioso Tractatus. Ne consegue che tutti i personaggi creati non hanno alcun ruolo nella trama: laddove un Disgaea riusciva a integrare la parte narrativa in maniera convincente con le numerosissime battaglie tattiche che il giocatore si ritrovava ad affrontare, in Refrain la separazione dei due momenti di gioco, esplorazione e fase narrativa, risulta forse un po' eccessiva, e a tratti si ha la sensazione che se al posto della storia di Dronya e Luca ce ne fosse stata un'altra, tutto quello che accade nel dungeon sarebbe potuto restare praticamente invariato.

La prima cosa da fare nel gioco è creare i propri combattenti, scelti fra sei classi, devo ammetterlo, piuttosto originali. Certo, alcuni archetipi sono rispettati, come ad esempio quello del Tank (qui Peer Fortress), ma altre classi sono caratterizzate in maniera meno convenzionale, come la Marginal Maze, prevalentemente magica ma che può combattere in corpo a corpo brandendo... una lampada(!), o la Theatrical Star, una classe di danzatrici (e danzatori) la cui arma principale è la campana, il cui attacco colpisce tutti i nemici presenti su una linea di schieramento. Già, proprio come in Etrian, anche in Refrain è possibile posizionare i propri personaggi in prima linea o nelle retrovie ed è inutile dire che, in linea di massima, stare davanti (Vanguard) permette di infliggere più danni ma fa esporre in maniera maggiore agli attacchi nemici. Disponendo in determinate configurazioni di avanguardia/retroguardia le proprie truppe, si creano delle formazioni che conferiscono bonus particolari. È inoltre possibile impostare diversi modelli per la progressione delle statistiche dei vari personaggi: selezionando il modello Sharp, ad esempio, si vanno a rafforzare i punti di forza di una determinata classe, ma vengono enfatizzate di conseguenza anche le debolezze, mentre scegliere un modello più bilanciato permette di far progredire un personaggio in maniera più bilanciata, ma non necessariamente più efficace.

Se vedendo questa foto avete esclamato "GRIMROCK!", devo purtroppo deludervi: in Refrain gli enigmi sono ridotti al lumicino e l'impegno richiesto al giocatore si concentra quasi tutto nei combattimenti e nella gestione del party.

La caratteristica più peculiare di Refrain è sicuramente il concetto di Coven. Così è infatti definito ognuno dei cinque slot adibiti ai personaggi del proprio party. Ogni Coven, però, può ospitare anche oltre cinque personaggi, fra membri attivi e membri di supporto. Dopo qualche decina di ore, quindi, il vostro party potrà contare anche oltre venti membri. Un sacco di gente, non c'è che dire, e i più smaliziati fra di voi si staranno probabilmente chiedendo "E come diavolo faccio a far salire di livello oltre venti personaggi?". Beh, la domanda ha la sua ragion d'essere, ma Refrain riesce a risolvere in maniera piuttosto elegante anche questa problematica, in primis con lo "Stockpile", ovvero una funzione che permette di accumulare l'esperienza ottenuta dagli scontri vinti senza ottenerla immediatamente, ottenendo un moltiplicatore sempre più cospicuo ad ogni scontro vinto. Il problema è che, in caso di scontro perso, o di fuga da uno scontro, tutta l'esperienza accumulata svanirà: un interessante, seppur basilare, sistema di rischio/ricompensa, che aggiunge un bel po' di pepe al consueto grinding.

In secondo luogo, l'esperienza ottenuta è gestibile anche con i patti, ovvero degli "schemi" assegnabili a ogni Coven che influenzano determinati parametri dei personaggi a esso associati, nonché le magie che il Coven potrà lanciare. Il patto "Parassita", ad esempio, permette a un'unità di supporto presente nel Coven (quindi non impegnata direttamente in combattimento) di guadagnare il 185% di esperienza, mentre i due membri del Coven attivi ne ottengono solo il venti; il patto "Difensore" fa sì che il Coven in questione venga preso di mira dai nemici più degli altri, oltre a permettere di usufruire di magie difensive e di cura. Una volta scesi nel dungeon, ci si ritrova a macinare piacevolmente caselle su caselle fra un (rapido!) scontro e l'altro come se non ci fosse un domani, dando ogni tanto una veloce scorsa all'automap per non perdere l'orientamento. Da ricordare che anche questa fase di esplorazione è completamente a turni: finché non ci si muove, i nemici restano fermi. Dopo le primissime ore di gioco, viene sbloccato un "perk" che rende visibili i mostri presenti sul livello, essenziale e benvenuta aggiunta che toglie di torno con largo anticipo la spiacevole sensazione che gli incontri con i nemici siano casuali.

Inoltre, anche in Refrain fanno ritorno quelli che in Etrian erano i FOE, ovvero nemici particolarmente forti che seguono percorsi di pattuglia prestabiliti e che è possibile evitare pianificando in maniera sensata i propri spostamenti. Immancabili i vari (e numerosissimi!) tipi di danno, la cui conoscenza può fare la differenza fra una schiacciante vittoria e una cocente sconfitta. Ad esempio, attaccare dei nemici rocciosi con spade o pugnali risulta decisamente poco efficace: meglio aggiungere al party un guerriero dotato di martello per frantumarli a dovere. Siete in una zona con molti nemici vegetali? Beh, dite al vostro mago di arrostirli per bene con magie di fuoco!

Alcuni boss sono decisamente temibili. Nonostante le animazioni siano un po' ridotte all'osso, la grafica 2D di Refrain resta sempre piacevole, mentre quella 3D paga un po' lo scotto di essere stata sviluppata originariamente su Vita.

L'urticante narrazione di Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk non è riuscita a impedirmi di apprezzare il gioco come mai avrei immaginato. Per capirci: pur non avendo finito né Etrian 2, né Persona Q, cui pure ho giocato per svariate ore e che ho apprezzato, è decisamente più probabile che io decida di portare a termine quest'ultima fatica targata NIS. A un inizio piuttosto lento e quasi soporifero, complice un primo piano del dungeon estremamente facile da affrontare, fa infatti da contraltare una progressione che dopo le prime tre o quattro ore di gioco inizia a ingranare in maniera quasi impeccabile, continuando a proporre nuovi sistemi, sfide e situazioni in maniera costante e sempre stimolante. Certo, la macro-struttura del gioco è intrinsecamente ripetitiva: si va ad esplorare il dungeon e si torna alla base a rifocillarsi/creare nuove truppe/microgestire l'inventario/far avanzare la storia, ma la libertà di approccio fornita al giocatore tramite i vari patti per i Coven e le formazioni è tale che non si rischia mai di annoiarsi (sia ringraziata la possibilità di velocizzare gli scontri!), a patto di aver capito a sufficienza le meccaniche, numerosissime e spesso non immediatamente chiare. Labyrinth of Refrain, in ultima analisi, si conferma un ottimo dungeon crawler, consigliato soprattutto a chi aveva trovato Etrian Odyssey un po' troppo brutale e claustrofobico e sia disposto a spendere la non indifferente cifra di 49,99 euro necessaria per acquistarlo.

Ho ricevuto da Nippon Ichi un codice Steam, a cui ho giocato per circa trentacinque ore, sconfiggendo una manciata di boss e divertendomi molto più del previsto. Non ho sfruttato l'opzione di rendere il gioco più facile, inspiegabilmente accessibile spendendo 333 punti mana in-game e non pagando 10 euro reali come da manuale del game design moderno. Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk è disponibile su PlayStation 4, PlayStation Vita (solo in Giappone), PC e Switch. Come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia dirigetevi qui, se preferite Amazon UK puntate qui.

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