L'inventore di favole spiega la differenza fra un giornalista e uno scrittore
“Inizi con un’idea e la espandi finché non diventa realtà”. Questa frase, che sembra essere stata scritta da un imprenditore a metà fra Mark Zuckerberg e Steve Jobs, fu in realtà scritta da Stephen Glass sul suo annuario scolastico, in occasione dell’ultimo anno di studi alle superiori. Sicuramente più conosciuto in America che in Italia, Stephen Glass nel 1998 fu protagonista di un caso mediatico che sconvolse il mondo del giornalismo.
Glass, giovane e brillante giornalista del prestigioso New Republic e collaboratore freelance per altre importanti testate come The Rolling Stones, salì rapidamente la china grazie a una serie di articoli dal taglio investigativo, storie talmente incredibili da sembrare quasi uscite da un film. L’ascesa di Glass si interruppe appunto nel maggio del 1998, quando un collega di un giornale concorrente notò diverse incongruenze nell’articolo di Glass “Hack Heaven”, storia di un giovane hacker prodigio, spingendo il direttore del New Republic a indagare a fondo e scoprire che quell’articolo era completamente inventato, così come buona parte dei pezzi che Glass scrisse per il giornale.
La vicenda è stata raccontata sapientemente nel film Shattered Glass (qui da noi il titolo fu adattato ne L’inventore di favole), con protagonista un Hayden Christensen insolitamente bravo nel far emergere uno Stephen Glass allo stesso tempo fragile, subdolo e irritante. La pellicola, pur essendo tremendamente lenta e dal taglio più televisivo che cinematografico, fa riflettere sulla già tanto discussa etica del giornalismo, basata sul rispetto della verità sostanziale dei fatti, e getta qualche ombra sulla categoria dei muckrakers, quei giornalisti e cronisti che si occupano esclusivamente di articoli investigativi.
Al di là di questo, per come l’ho interpretato io, Shattered Glass spiega molto chiaramente la differenza fra un giornalista, colui che dovrebbe garantire un’informazione veritiera e obiettiva, e uno scrittore ricco di fantasia. Il film si chiude infatti così com’era iniziato, con Glass che termina di raccontare la sua storia a una classe di giovani aspiranti giornalisti, peccato che la situazione fosse del tutto irreale e presente solo nella sua mente. Ancora oggi, a diciotto anni di distanza dalla sua uscita nelle sale e a ventitré dallo scandalo, la storia di Glass mi fa pensare che negli organi di informazione attuali ci siano più scrittori che giornalisti.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata al giornalismo, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.