L'amore non è bello se non è ammazzarello: Mirai Nikki
SIGLA!
Yandere (ヤンデレ) è un termine giapponese che indica uno stereotipo di personaggio, solitamente femminile, che inizialmente appare dolce ma in seguito si rivela essere estremamente protettivo nei confronti delle persone a cui tiene (soprattutto la persona amata) e capace di atti aggressivi e violenti nei confronti di chi la indispettisce.[1].
— Fonte: Wikipedia.it
Yuno Gasai, protagonista di Mirai Nikki (“Il diario del futuro”), non è sicuramente il primo personaggio Yandere a mietere allori nel panorama dell’intrattenimento disegnato nipponico ma al suo esordio nel lontano 2006 divenne abbastanza rapidamente uno fra i più iconici, soprattutto grazie alla ottima regia dell’anime che, ancora più del manga, le dedicò ogni singola inquadratura destinata ad animare decenni di meme.
Del resto, fin dal principio, l’autore Sakae Esuno concepì il manga come una emanazione della psiche distorta di questo superuomo nietscheiano in marinaretta. Il protagonista Yukiteru Amano era infatti per una volta un fin troppo normale studente giapponese: zero capacità atletica, intelligenza media, grossi problemi di socializzazione che lo portano alle soglie di una auto-reclusione a cui resiste unicamente per non dare dispiacere alla madre, divorziata da un bamboccione. Le ore che non passa a scuola, Yukiteru le spende a registrare ogni singola banalità nel notepad del suo cellulare, ad usare le freccette come mezzo di autodivinazione e a vivere una fantasia in cui è l’unico amico di un dio della causalità che si chiama (Deus Ex) Machina e che gli racconta di stare lavorando a un “nuovo gioco”.
Peccato che non si tratti di una fantasia.
Machina è davvero il dio della realtà di Yukiteru e ha deciso di coinvolgere Yukiteru e altri undici “detentori di diari” in un simpatico “gioco” per nominare il suo successore. Le regole sono semplici: hai un diario, il tuo diario ti permette di guardare di poco nel futuro, se il tuo diario dice che morirai, muori, se il tuo diario viene distrutto, muori, se muori, muori.
In un contesto del genere, Yukiteru ha le stesse probabilità di sopravvivenza di un topolino sovrappeso lasciato cadere in una gabbia di gatti randagi a digiuno da tre giorni ma, per sua incredibile fortuna, la gatta più affamata di lui, in senso biblico, è la idol della classe Yuno.
Elegante, bella, educata, atleticamente e accademicamente dotata, Yuno è senza nessun apparente motivo una stalker ossessiva di “Yukki”, al punto di avere solo registrazioni che lo riguardano nel suo “diario”, scoprendo così una comoda eccezione alla regola della morte annunciata: se puoi osservare il tuo futuro da un diverso punto di vista e così facendo eviti di morire, allora non muori.
E Yuno è anche un “fottuto fungo atomico sterminatore e figlio di puttana” (cit.) capace tanto di soverchiare in astuzia e preparazione marziale maestri di spada e terroriste sopravvissute agli inferni medioorientali, quanto di assistere impassibile alla morte di compagni di scuola e, più avanti, “compagni d’armi”, sia che siano vittime del fuoco incrociato sia che sia lei ad ucciderli. Fosse anche un bimbo killer di cinque anni.
Come si sta capendo, Mirai Nikki è uno shonen “battle royale” che racconta un amore capace di superare, con la forza bruta, ogni avversità.
Ma l’amore che viene rappresentato non è quello che normalmente si è visto in questo genere di narrazione.
L’amore di Mirai Nikki non salva il mondo, non gliene frega assolutamente niente del mondo e, anzi, il mondo può tranquillamente essere distrutto da questo amore. Non è certo l’amore hollywoodiano o post “vi dobbiamo vendere scatole e scatole di pessimi cioccolatini” ma è l’amore come lo immaginavano i classici (non credo sia un caso se i dodici detentori di diari corrispondono ai dodici dei maggiori dell’Olimpo greco-romano): una forza travolgente che può salvare o uccidere indifferentemente e che può agevolmente spezzare molti più legami di quanti ne rinsalda. Che può essere egoista, crudele e spregiudicato: si mente senza vergogna alcuna per amore e si pugnala alle spalle per amore.
Soprattutto, Mirai Nikki rende evidenti tre verità scomodissime sull’amore. La prima è che “la persona giusta” non ha niente a che fare con l’amore. Da qualsiasi parte la si guardi, Yuno e la madre di Yukiteru in passato si innamorano della persona più sbagliata in assoluto e questo porta alla seconda, scomoda, verità: una relazione tossica nasce per consenso dei due coinvolti e, spesso, su questo consenso va avanti oltre ogni razionale considerazione (del resto, la prima cosa che qualsiasi assistente o terapeuta fa è cercare di scardinare questa “accettazione”, e spesso fallisce). La terza verità richiede un grosso spoiler e, quindi, vorrei prima porre un disclaimer e dare il mio parere su Mirai Nikki, in modo da lasciarvi decidere se volete vederlo e poi tornare a leggere le considerazioni finali.
Il disclaimer è “non tutti gli amori sono uguali”. Yuno e “Yukki” (Yuno=Juno=Giunone e Yukiteru=Jupiteru=Giove) hanno la “loro” storia di amore, altri ne hanno altre molto più costruttive, persino tenere e comiche… certo poi muoiono tutti malissimo, ma questo è il tipo di manga, non la sua morale.
La valutazione è: Mirai Nikki inizia alla grande, ha un climax di spettacolare intensità e finisce con una scoreggia. Triste, ma è così: Sakae Esuno è probabilmente molto più bravo come soggettista e regista che non come sceneggiatore, riesce a concepire una storia tesa e controversa, mettere in scena nel modo giusto e con la giusta miscela di empatia, spregiudicatezza e cinismo personaggi e situazioni, ma poi sbraga male quando c’è da “affrontare le conseguenze” del discorso (farà la stessa cosa con Big Order, il suo secondo manga).
Quindi, se vi piacciono gli anime “edgy” mi sento di consigliarvi Mirai Nikki, certamente più coraggioso di altri shonen (cough-AkameGaKill-cough) che si vantavano di mettere in scena personaggi “belli&maledetti” ma poi stavano a fare la solita “shonenata” a base di moraline e autosacrificio. Sappiate, però, che molto probabilmente il finale vi lascerà insoddisfatti e/o infastiditi e il film che doveva fare da “true ending”, come nella tradizione delle visual novel, vi lascerà ANCORA più insoddisfatti e infastiditi.
Ed ora lasciamo che Yuno ci introduca il “finale spoileroso” (tm).
La terza verità scomoda è che l’amore che tutto prende e tutto consuma può anche essere una colossale frottola.
Dopo un crescendo emotivo di azione sfrenata, disperazione, protagonistidimmerda che ammazzano persino gli amici in nome del loro amore unico ed eterno, portando lo spettatore a sbriciolare i braccioli della poltrona e a spararsi una puntata via l’altra in apnea, come è inevitabile, il bel castello di carte crolla e Yuno è, chiaramente, la prima a prenderne atto.
Del resto è lei l’eroina: è lei che ha superato ogni soverchiante sfida esattamente come un eroe shonen, reagendo fulmineamente al pericolo, elaborando piani arditi a sprezzo della propria integrità ed incassando solo con la pura determinazione botte che avrebbero ammazzato un elefante.
È quindi ovvio che sia lei, che ha tutt’altro che metaforicamente, “ucciso sé stessa” per amore a riconoscere di aver fatto tutto per una bellissima menzogna, a doversi svegliare da un sogno non perché diventato ormai da tempo un incubo orribile, ma semplicemente perché è giunta l’alba.
Non farmelo dire. Yukki, io mi sarei innamorata di chiunque mi concedesse un legame.
E tu ti saresti innamorato di chiunque ti proteggesse.
Ma finchè sono veri, gli amori non sono mai falsi.
Questo articolo fa parte della Cover Story “Febbraio romantico”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.