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[NSFW] gli accoppiamenti divini di Oreshika: Tainted Bloodlines

Oreshika è così semplice e ripetitivo che potresti addormentarti come un ghiro reiterando ad libitum le sue meccaniche base, almeno sulla carta. Entri nei labirinti, grindi come un pazzo con i tuoi quattro guerrieri, acquisisci oggetti ed esperienza, esci e ripeti. Niente di fuori posto, nulla di sbagliato, solo che il modus operandi rischierebbe di farti cadere in catalessi molto presto, se non fosse per un paio di assi nella manica. L'esplorazione avviene in chiave isometrica, senza la possibilità di ruotare la visuale.

Che poi devi dargliela di base, la fiducia, a un gioco che vuole per forza scattarti una foto all'inizio, per dare un volto ai membri del tuo clan e far sentire inequivocabilmente tua la discendenza di sangue e codice in quei pupazzini lì. Ecco, magari il meccanismo non funziona come vorrebbe, dato che i volti dei miei virgulti apparivano sempre uguali nonostante i due ritratti immortalati, uno serio e l'altro mentre scambiavo un high-five con il mio gatto, sfoggiando un'espressione volutamente più pirla del solito. Però, dai, alla fine si tratta di un tocco di personalizzazione non male. Ricordate quando RARE voleva implementare la Gameboy Camera in Perfect Dark? Uno a zero per Alfa System, che ha deciso di utilizzare la bistrattata potenza di PS Vita per dare un seguito al vecchio Ore no Shikabane wo Koete Yuke, uscito sulla primissima PlayStation alla fine del suo ciclo vitale.

Il gioco che, con le lenti dell'amore, pareva la versione disegnata da Katsushika Hokusai di Samurai Spirits RPG.

Nei combattimenti e nell'esplorazione, Oreshika mantiene fortunatamente lo stile grafico da ukiyo-e del predecessore, solo in chiave isometrica e con l'aggiunta di una telecamera ubriaca a cui devi fare l'abitudine. Scomoda ma non invadente, svanisce come neve al sole di fronte a un pittoresco affresco che immortala la tradizione giapponese del tempo che fu su una tela OLED magnifica, più bella di qualsiasi blocco di legno disponibile nell'epoca Edo. Sembra di assistere a uno spettacolo kabuki, tra colori, ottime animazioni e tamburi che scandiscono il ritmo dell'azione su un opportuno palcoscenico in legno. Lo scontro può essere breve o duraturo, a seconda dell'approccio: fare fuori il leader nemico permette di concludere molti scontri in un attimo, almeno all'inizio, ma decimare il resto della sua squadra garantisce ricompense maggiori, specie nelle fasi di frenzy, periodi nell'esplorazione durante i quali Oni e Tengu picchiano più duro. E il tempo va considerato, valutato e amministrato con saggezza, in Oreshika, dato che i membri del nostro clan non possono vivere più di due anni, né sono in grado di riprodursi con i loro simili.

Lo spettacolo (letteralmente, sembra un palcoscenico) degli scontri di Oreshika difficilmente viene a noia.

Oh, il "tainted bloodline" nel titolo mica lo hanno messo lì così, tanto per. La maledizione c'è, brillantemente illustrata nella lunga presentazione, e costringe i protagonisti a accoppiarsi con varie divinità, al fine di prolungare la discendenza nel tempo, arrivando prima o poi a sciogliere il maleficio. Un meccanismo intrigante sulla carta, tuttavia poco più che funzionale all'atto pratico: raggiunti i necessari punti devozione, è possibile scegliere tra decine di divinità rigorosamente bellissime per ottenere un discendente, da avviare successivamente su una delle tre carriere militari scelte per il clan all'inizio, dagli agili artisti marziali ai brutali ma imprecisi cannonieri.

Niente corteggiamento o altre meccaniche da dating sim, insomma; le divinità sono una trovata in grado di coprire le debolezze o accentuare i punti di forza della dinastia, ma lasciano un po' il sapore di un'occasione mancata che poteva essere approfondita meglio.

CHe poi il vostro personaggia avrà pure la faccia di Sloth dei Goonies, ma le divinità sono quasi tutte gnocche da paura.

Ma forse sarebbe stato un po' un azzardo aggiungere ancora più carne al fuoco, dato che al nostro clan aspettano giorni impegnativi, tanto che ogni mese (praticamente i turni del gioco) deve essere pianificato a puntino tra sortite nei dungeon, allenamenti nelle coreografiche tecniche speciali, eventi e la gestione delle limitate finanze. I mastri armaioli vanno invitati per creare nuove opere d'arte, le varie botteghe espanse, e anche il limitato inventario da portare nei dungeon deve essere preparato come si deve, senza lasciare nulla al caso e ottimizzando al meglio il tempo che resta da vivere ai nostri pupilli.

C'è tanto da fare, anche senza stare dietro alla trama principale: non per nulla il gioco ci mette da subito a disposizione una governante vera e propria. Kochin, questo il nome, è una ragazza-donnola discretamente insopportabile, uno di quei personaggi dalla voce squillante e tremendamente kawaii che decapiteresti volentieri, se non fosse che come organizzatrice è una bomba. Una visita nell'apposita sezione ed ecco pronto un piano d'azione per il mese in corso; basta accettare e lei si occuperà di rimpolpare le scorte e organizzare raid o eventi. Impagabile, non c'è che dire.

Quanto odio, ma quanto sentimento...

Oreshika ci mette un po' a ingranare. Sotto l'ispiratissima grafica e l'atmosfera prepotentemente giapponese si nasconde un gioco di ruolo che spacca gli schemi classici da subito, rischiando di spiazzare il giocatore alla ricerca di un'sperienza più canonica, attirato magari da una presentazione tra le più belle nel panorama della console SONY.

Le decisioni da prendere ogni mese sono tante e, almeno all'inizio, è facilissimo cadere nel panico. Avrò scelto le classi migliori? Vorrei continuare a esplorare questo labirinto, a costo di stremare i miei guerrieri. Faccio bene? Faccio male? L'esperienza è un'ottima maestra, assieme ai consigli di Kochin: sperimentare un passo alla volta è l'unica strada per ottenere il meglio da un gioco inizialmente caotico. Che poi, spogliato di tutto, è praticamente un dungeon crawler con combattimenti a turni: niente mondi sterminati da esplorare a caccia di segreti, città da visitare e interminabili dialoghi. Tutto quello che avviene fuori dai labirinti è gestito tramite semplici menu, come se il gioco ti spingesse a tagliare corto e tornare a combattere al più presto, senza ritardi rompiscatole. È un'esperienza ricca, ma allo stesso tempo lineare, inequivocabilmente focalizzata sui raid nei labirinti. Un gioco, come detto all'inizio, semplice e ripetitivo, tuttavia stilisticamente affascinante, nonché bravo in quello che propone. Difficile non volergli bene.

Ho giocato Oreshika: Tainted Bloodlines per oltre un mese grazie a un codice gentilmente fornito dagli sviluppatori. Gentilmente, perché ci ho messo parecchio per farmi un'idea del gioco. Ci mette un bel po' a ingranare, e il periodo di riscaldamento rischi di viverlo nell'ansia e nel dubbio, timoroso di ogni mossa potenzialmente sbagliata. Però ti diverti, se riesci ad assaporarlo per quello che è: un dungeon crawler sostanzialmente semplice, ma con carattere da vendere. Mi ha stupito e rubato una ventina di ore, con calma e a piccole dosi, fiero della filosofia portatile che incarna senza compromessi. E me ne ruberà ancora parecchie, parola.

Voto: 8
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