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Parkasaurus: Cuore di dinosauro

Parkasaurus: Cuore di dinosauro

A me piacciono le cose tenere. Per dire, ho la casa piena di peluche. Una caratteristica che certo non si evincerebbe scorrendo la mia, ampia ma piuttosto austera, libreria Steam, composta per un buon 80% da strategici, gestionali e GdR vecchia scuola. E, in effetti, non sono molti i titoli capaci di coniugare tenerezza e profondità. Qualcuno c’è, però: gli animaletti di Viva Piñata occuperanno sempre un posto speciale nel mio cuore (e che peccato che sia diventata un’impresa recuperare il gioco in edizione PC!). Il piccolo cult firmato Rare era perfetto come gioco “da coppia”, con le sue atmosfere allegre e la sua giocabilità incentrata sulla costruzione progressiva di un angolo di mondo intimo, familiare. Un ricordo dolceamaro che questo Parkasaurus, attualmente in Accesso Anticipato su Steam, ha di sicuro riportato a galla. Nel mondo di Parkasaurus i dinosauri assomigliano a pupazzetti, o magari caramelle gommose, e noi li amiamo per questo: a volte portano persino cappelli buffi. Questa particolare scelta di stile, piuttosto simile a quella di Viva Piñata, certo caratterizza Parkasaurus e lo distingue dal recentissimo Jurassic World Evolution che, in barba al nome blasonato, ha ricevuto un’accoglienza tutto sommato tiepida.

Oltre alla carineria, però, c’è una giocabilità curata, che deve molto al simulatore di giardino zoologico per eccellenza, Zoo Tycoon. Anche qui, tutto ruota intorno alla costruzione di “exhibit”: la traduzione italiana, “recinti” o “esposizioni”, non renderebbe giustizia a quelli che sono veri e propri ecosistemi in miniatura. La progettazione di queste aree è un esercizio intuitivo ed elegante: si sceglie un bioma fra i tre di base, poi si modificano idrografia e orografia scavando laghetti e innalzando montagne, così da trasformare, ad esempio, una savana in un deserto. Un sistema più fluido di quello tipico del genere, che solitamente prevede la modifica dei singoli quadratini di terreno. Poi si pianta qualche albero e, infine, tocca ai nostri amici dinosauri, che nascono tutti da enormi uova colorate. Il numero di specie non è elevatissimo, al momento, ma fanno già parte del cast mostri sacri come i velociraptor, i triceratopi e il T-Rex. Per ottenere nuove uova, non basta aspettare Pasqua: dobbiamo spedire i nostri scienziati nella preistoria con una macchina del tempo, tocco di follia che a conti fatti si traduce in un semplice puzzle. Gli scienziati servono anche per ricercare nuove tecnologie, ovvero edifici e potenziamenti per lo staff o il parco in generale. Certo, perché la controparte dei dinosauri, in Parkasaurus, sono gli ospiti, ovvero gli omuncoli che riempiono di denaro le nostre casse: vanno protetti dalle guardie, rifocillati nei chioschi e accuditi ad ogni passo, così che spendano fino all’ultimo centesimo.

Insomma, Parkasaurus è un gestionale classico, modernizzato quanto basta ma fedele agli stilemi del genere. A renderlo degno d’attenzione è l’atmosfera, e la promessa di una non comune attenzione al dettaglio. I testi non si prendono mai troppo sul serio, non scadono nella stucchevolezza né nel dramma un po’ didascalico di Jurassic Park; la selezione dello staff è scanzonata, ma va comunque gestita attentamente; i dinosauri paiono giocattoli ma hanno comunque le loro esigenze in fatto di nutrimento e ambiente - possono intristirsi, sentirsi soli oppure stressati dal contatto con gli ospiti, persino tentare la fuga. Se pensiamo che Parkasaurus ha ancora davanti almeno sei mesi di Accesso Anticipato, stando alle dichiarazioni degli sviluppatori, le opportunità per crescere, aggiungere contenuti e smussare gli spigoli ci sono eccome, e l’inclusione in wishlist, quantomeno, è fortemente consigliata. Certo, non è roba da patiti del fotorealismo documentaristico: devono piacervi i dinosauri rosa e i paleontologi con la bombetta e il nasone. A me, vi confesso, piacciono un sacco.

Old! #276 – Ottobre 1988

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