In tempo di crisi e relative misure di austerità, farà piacere scoprire che il prezzo del gioco dappresso recensito è per così dire "budget", ovvero costa solo quaranta euro. Gioia, gaudio e festose impennate, però, terminano qui: joypad alla mano e senza troppi giri di parole, SBK Generations è un videogioco mediocre, e la parola non è affatto esagerata.
Esistono tuttavia delle attenuanti da prendere in seria considerazione, ma che difficilmente eviteranno al titolo di Milestone e BlackBean di sprofondare negli angoli più remoti dei cesti delle offerte, dove per pochi spiccioli (e scavando bene) ci si può portare a casa se non altro la speranza di divertirsi un po'. Innanzitutto, va detto che SBK Generations non è affatto un nuovo Superbike, bensì il compendio celebrativo degli ultimi quattro anni in sella (è scritto sulla confezione del gioco). Ne deriva che la quantità di materiali contenuta al suo interno è sensazionale: 220 piloti ufficiali, oltre 140 team, 60 motociclette derivate dalla produzione di serie e 17 circuiti, tra Superbike, Supersport, Superstock 1000, poi tutto un manipolo di vecchie glorie come Fogarty, il rinomato Evolution Track (la pista si bagna, si asciuga e si "gomma" in tempo reale), le sfide speciali, l'immancabile regolazione del tiro della catena e dell'angolo di sterzo, l'"irrinunciabile" telemetria, scorci sempre piacevoli sulle umbrella-girls (ma quelle starebbero bene dappertutto, anche in Heavy Rain), le sessioni di prove, le qualifiche, la superpole, quindi gara uno e gara due, oltre a un sistema di frenata/ingresso in curva (con l'anteriore pinzata, la posteriore che spazzola la traiettoria e un corroborante controsterzo in stile supermotard à la française. SBK a bizzeffe, si direbbe, se solo tutto ciò fosse sufficiente a garantire quel che un videogioco di moto dovrebbe saper offrire: adrenalina e sommo appagamento, per mezzo di un modello fisico permissivo (deve pur venire incontro alla mancanza di una periferica dedicata!) eppure profondo, facile da guidare e impegnativo da domare. Esattamente come certe motorette di Mario Kart Wii.
Invece, in SBK Generations, così come nei quattro SBK prima di lui, le moto fluttuano inconsistenti, per non dire che galleggiano senza alcun peso sulla pista, senza il benché minimo accenno a mordere l'asfalto così da trasmettere il giusto feeling al pilota, munito solamente di occhi, orecchie e joypad. Qualunque sia il livello di simulazione scelto, insomma, mancherà sempre un'abbondante porzione d'appagamento, soprattutto per quegli antiestetici beccheggi (ondulatori e sussultori) della moto, nel tentativo di percorrere la parabolica di Monza col sorriso dentro il casco, il cuore in gola e l'illusione di averlo fatto per davvero. Per quel che riguarda il motore grafico del gioco di Milestone - buono solamente in quanto a frame rate - le immagini qui fornite parlano da sé, mentre sopiti ricordi tornano sempre a quei cieli mozzafiato di Philip Island o Laguna Seca del 2008, però in un altro gioco. Qui, invece, bastano un colpo d'occhio e il solo rettilineo di uscita dai box, a dirla in breve, per capire che SBK Generations ha una grafica vecchia. Il sonoro percepito, per altro, risulta pessimo all'udito, perché continuamente rovinato dal pervadente limitatore del traction "trrrrrr…grrrrrrr… trrrrrr…" control in forza alle moto, che possiedono il sound di una vuvuzela stonata e sciorinano marce senza particolari botti o crepitii dallo scarico. In una sola parola: l'audio dei motori è piatto. A questo punto sarebbe superfluo, o addirittura perverso, continuare a scavare nel torbido – magari per aggiungere che l'online (fino a sedici giocatori) non è affatto un'oasi di felicità o che una serie di bug (alcuni dei quali spassosi, bisogna dirlo) intaccano la qualità complessiva del prodotto gioco – ma è già troppo tardi, ormai è già successo, senza neppure accorgercene.
All'appassionato delle due ruote giunto sin qui, infine, non resta che rassegnarsi a una delle due tipiche fasi dell'elaborazione del lutto nel campo videoludico. La prima è quella della rabbia (o incazzatura che dir si voglia), generata da un'ovvia consapevolezza: in quanto a gameplay, sistema di controllo, aspetto visivo e appagamento percepito al centro della curva, MotoGP 08 (realizzato da Milestone con Capcom) surclassa di gran lunga SBK Generations, al punto da ribaltare i ruoli e far sembrare quest'ultimo un titolo di quattro anni fa, se non di più. L'altra - la seconda - è strettamente connessa alla prima, ed è quella della speranza (che soprattutto tra noi videogiocatori borderline è sempre l'ultima a morire): quella che Milestone e il prossimo SBK possano ripartire proprio da lì, ovvero da quel vecchio MotoGP 08 che sino ad oggi detiene l'eccellenza nel campo delle due ruote videoludiche, in quanto perfetto connubio tra arcade e simulazione... come non se ne vedevano dai tempi di GP 500 di Microprose.
Per quel che riguarda il mediocre Generations, abbiate dunque pazienza e, se proprio dovete, acquistatelo tra un po', scavando bene nei cesti delle offerte.
Ho acquistato il gioco di tasca mia e a questo punto me lo tengo, avendo dimenticato di riportarlo in negozio entro ventiquattro ore, così da chiedere l'intero rimborso del prezzo di copertina e prendere altro, tipo cinque o sei copie usate di MotoGP 08, che non si sa mai.