Ho scoperto l'esistenza della serie (perché ormai di serie si può parlare) di Tomodachi Life qualche anno fa, durante un viaggio in Giappone per lavoro. Era da un po' che avevo notato questo Tomodachi Collection inamovibile dai primi posti delle classifiche di vendita da molte settimane, dal nome mi pareva uno di quei giocacci per Nintendo DS basati su qualche manga misconosciuto o un “me too” di un Giulia Passione qualunque, ma quando notai che l'editore era nientemeno che Nintendo, decisi di vedere con i miei occhi di che gioco si trattava e me ne comprai una copia. Correva l'anno 2009 credo, ero sul binario della stazione di Shibuya in attesa del Narita Express che mi avrebbe riportato in aereoporto quando inserii per la prima volta la cartuccia nel mio Nintendo DS Lite Blue Navy.
Tomodachi Collection mi colpì subito, perché per la prima volta vidi i Mii in un gioco per Nintendo DS e rimasi assolutamente sconvolto dal sintetizzatore vocale, che dava una vocina stridula e comicissima al mio alter ego virtuale. E ricordo bene che pensai “ho capito perché Nintendo non ha mai neanche citato questo gioco in un piano di uscite europeo o americano: con questa quantità di testi tutti concatenati e pure con tanto di audio, localizzare questo gioco dev'essere un incubo”. E invece, cinque anni dopo eccomi qui con Tomodachi Life, seguito di quel primo e bizzarro esperimento, tutto adattato in un perfetto italiano!
Il modo più semplice di spiegare Tomodachi Life a chi non ha la più pallida idea di cosa sia è presentarlo come The Sims in salsa Nintendo, con un tocco di Animal Crossing e un sacco di assurdità tipicamente giapponesi, ma pur sempre molto vicino ai Sims in termini di appeal e idea di base. Non a caso la prima cosa da fare non appena avviato il gioco è creare un Mii che ci rappresenti, o semplicemente importarlo dalla galleria dei Mii del 3DS (e fidatevi, questa caratteristica giustifica da sola il gioco, perché su DS i Mii li dovevi creare tutti a mano e non ti passava più...), definire il suo carattere tramite una serie di variabili, scegliere la sua voce et voilà, in men che non si dica il nostro avatar si ritroverà proprietario di un piccolo appartamentino su di un'isoletta dotata di tutti i comfort! A questo punto dovrete eseguire il più classico dei “rinse & repeat” e popolare la vostra isoletta con i Mii di tutti i vostri amici, conoscenti, personaggi dei fumetti, della tv o del mondo dei videogiochi preferiti, e quindi lasciarli tutti su questa isoletta a riflettere un po' sulla loro vita, aspettando che inesorabilmente sbrocchino e inizino a fare le cose più sceme che siano mai passate nelle menti malate degli sviluppatori.
Tomodachi Life è essenzialmente questo: un Grande Fratello videoludico, un Friends con i vostri veri amici o forse ancora più in fondo nel suo DNA una specie di piccolo Mai Dire Banzai, creato solo per voi dalle sinapsi digitali di una cartuccia 3DS che, nonostante la sua anima di silicio, è capace di mettere in scena situazioni così assurde che vi lasceranno in bocca una sola parola: perché!?!?
In Tomodachi Life, ogni abitante dell'isola ha un carattere unico, che si sviluppa partendo dalle caratteristiche con cui lo avete creato, ma che viene anche influenzato da come interagite con lui durante il gioco. In pratica, ogni Mii è una specie di piccolo Nintendog... non dovete pulirgli la cacca e portarlo a spasso, dato che ha piena libertà di movimento e d'azione ma, tuttavia, quando ha fame sarete voi a scegliere cosa dargli da mangiare, oltre a fargli regali e arredargli l'appartamento, nonché sentire un po' come se la passa sull'isola e, a vostra discrezione, agire o meno in suo favore.
A meno che non gli abbiate dato un carattere da orsi, ogni Mii è molto socievole e ama gironzolare per l'isola, che dal canto suo offre ambienti ricreativi per tutti i gusti: abbiamo un sala concerti, un torre panoramica, la spiaggia, il luna park, il molo e molti altri luoghi interessanti da visitare e utili per far socializzare i Mii tra di loro. Ogni Mii ha poi anche un livello, che aumenta man mano che interagite con lui e che vi permette di ottenere soldi, che poi potete spendere per viziarlo, in un circolo virtuoso che premia il gioco continuo.
Il gameplay di Tomodachi è in effetti questo: creare Mii, dargli cose da fare e poi vedere come si comportano. E il gioco fa di tutto per premiare ogni interazione in modo divertente e super-demenziale, dando vita a scenette a cui potete assistere sia visitando le varie aree dell'isola, sia utilizzando il Notiziario Mii, una sorta di TG che va onda ogni cinque minuti circa e che riporta tutti gli eventi salienti dell'isola, con tanto di commenti da parte del conduttore (che è uno dei Mii dell'isola, a turno). All'interno di un gioco che fa della demenzialità il suo tratto distintivo, il TG è una delle cose più dementi in assoluto. E credetemi, non è una cosa da poco. Infatti, gli eventi raccontati nel Notiziario non avvengono realmente sull'isola, nel senso che non avete modo di vederli davvero succedere, bensì raccontano ciò che accade lontano dai vostri occhi, nonché le mode e le tendenze... inutile dire che in un posto così fuori di testa non può che succedere di tutto.
Ogni notizia è poi corredata da un fotomontaggio idiota, dove i protagonisti hanno la faccia dei vostri Mii, e dai commenti di alcuni abitanti, sullo stile del “cosa ne pensa l'uomo della strada”. Un esempio al volo giusto per darvi un'idea di cosa si tratta: “Breaking news! L'ultima moda degli isolani è l'orto sul tetto!” - segue foto con alcuni Mii dell'isola che coltivano verdure su di un tetto spiovente (ovviamente non è un terrazzo se no che notizia era), commento di un abitante a caso - “Sticazzi” - commento di un altro abitante - “Che bella idea, voglio provare!” - fine servizio. Ecco, una roba così, ogni cinque minuti. E vorreste che fosse più spesso.
In questo ciclo di eventi stupidi, TG che li riporta e nuovi oggetti disponibili che danno luogo ad altri eventi stupidi, sta tutta la magia di Tomodachi Life. Come accennavo all'inizio, l'appeal del gioco non è molto diverso da quello di un Sims qualunque, con la differenza che in questo caso lo sbattimento richiesto per creare interazioni interessanti è minimo (il tempo di creazione di Mii e ambenti è praticamente nullo) e il divertimento è massimo, perché la maggior parte dei personaggi del gioco sono amici, conoscenti o personaggi famosi (tipo i fabulous four Reggie, Iwata, Shibata e Miyamoto). E come in ogni Sims che si rispetti, anche qui l'elemento romantico la fa da padrone! Una delle cose più divertenti in Tomodachi Life è farsi cupido e mettercela tutta per far sbocciare l'amore tra due Mii, che eventualmente convoleranno a nozze e potranno addirittura avere figli virtuali! Non voglio nemmeno immaginare le ramificazioni di questa cosa nel mondo dei ggiovani (con due g) di oggi.
Dal punto di vista tecnico mi tocca invece dire che Tomodachi Life è uno dei giochi più scarsi della ludoteca Nintendo 3DS. Di fatto la grafica non è molto differente da quella dell'episodio per DS - che già non era il massimo - e, certo, il 3D rende bene essendo il gioco piuttosto statico, ma per il resto siamo al minimo sindacale: ambienti spogli, personaggi stilizzati (vabbé, sono i Mii) e zero “effetti speciali” degni di nota. A salvare la baracca sono solo l'audio, forte del bellissimo sintetizzatore vocale, l'ottima localizzazione e la personalità, che Tomodachi Life ha da vendere. Questi tre elementi tengono a galla tutto il resto, e a conti fatti sono davvero gli unici che contano, perché un gioco come Tomodachi Life non lo si compra per avere grafica da urlo, ma per farsi due risate con gli amici, e in questo senso la grafica trash fa il giro e diventa un valore aggiunto a tutte le scenette e i fotomontaggi, che così sono ancora più ridicoli.
Infine, una piccola parentesi sul gioco che tutti associano a Tomodachi Life: Animal Crossing. Pur avendo alcuni innegabili elementi in comune (tipo l'evoluzione di una comunità virtuale), questi due giochi sono profondamente differenti: Animal Crossing si basa sul concetto di creare una casa e città ideali e ha degli obiettivi piuttosto evidenti e un gameplay ben definito, inoltre è chiarissimo che sei TU, il giocatore, a tirarti su le maniche e a fare il lavoro sporco. Tomodachi Life si basa invece sul concetto di creare avatar di amici, conoscenti e celebrità, metterli su di un'isola con un regista occulto completamente pazzo e vedere che succede. Il giocatore è più lo spettatore di uno spettacolo di improvvisazione teatrale che il vero motore degli eventi, e in questa differenza c'è un intero mondo di gameplay in mezzo.
Tomodachi Life non è certo un gioco per tutti e non lo consiglierei spassionatamente come uno Zelda qualunque, ma è un gioco davvero unico che vale la pena quantomeno vedere e che, se vi prende bene, mostrerete orgogliosamente ad amici e familiari tutti.
Ho scaricato Tomodachi Life dall'eShop grazie a un codice fornito da Nintendo Italia e ci ho giocato barcamenandomi tra questo e Mario Golf. Chiaramente non ho “finito” il gioco, non so nemmeno se una fine ce l'abbia, onestamente, ma diciamo che me lo sono goduto abbastanza da farmi un'idea piuttosto chiara del tipo di appeal che offre. Per la cronaca ammetto che ci ho dato dentro meno rispetto ad Animal Crossing, ma certe chicche le ho trovate solo in Tomodachi!