Ed eccolo finalmente sui nostri scaffali, a oltre un mese di distanza dall'uscita americana, anche se non si tratta certo del titolo più atteso e "hypato" degli ultimi tempi. A vederlo distrattamente in azione, Inversion parrebbe infatti l'ennesimo clone di Gears of War, con la leggera differenza di un budget nemmeno avvicinabile a quello di Epic Games e di un carisma di concept e personaggi un po' sotto i tacchi. Già in sede di anteprima le avventure di David e Leo non mi avevano colpito più di tanto, ma ho aspettato qualche altra settimana per il verdetto finale e il voto che leggete in fondo alla recensione è rimasto bene o male lo stesso che avrei dato alla versione preview.
Inversion è il classico titolo medio che si rifà ai capolavori del genere (TPS con coperture), cercando di mascherarne l'inferiorità con un'idea vincente, che in questo caso si chiama gravità. Se infatti non fosse per questa aggiunta comunque non originalissima (la Gravity Gun ha ormai otto anni sul groppone), Inversion si limiterebbe al classico sparatutto in terza persona sullo sfondo di un'invasione aliena, con tanto di metropoli in rovina, nemici brutti, sporchi e puzzolenti (sembrano i mutanti di Rage), un compagno con cui collaborare, qualche postazione fissa da cui far fuoco e poco altro. L'aggiunta di un'arma aliena per interagire con la gravità porta invece un pizzico di personalità in più, ma anche in questo caso i limiti produttivi del gioco si fanno sentire e rendono l'esperienza "gravitazionale" più ridotta di quanto avremmo voluto. Con questo giocattolino si possono sollevare in aria i nemici e colpirli con più calma e precisione, oppure inchiodarli al terreno, ma anche scagliargli contro qualsiasi tipo di oggetto (auto comprese), proprio come con una Gravity Gun.
http://youtu.be/237SGaz51HI
Inoltre, i ragazzi di Saber Interactive, che già avevano paciugato con stravolgimenti fisici e temporali in TimeShift, hanno provato a inserire sezioni di gioco a gravità zero con tanto di location capovolte in stile Prey e Gravity Rush. Passi il possibile mal di mare, ma questi passaggi sono troppo limitati nell'economia di gioco e danno l'idea di fungere da semplice riempitivo e da vacuo sfoggio tecnico, sebbene il comparto grafico del gioco affidato all'engine proprietario Saber3D sia tutt'altro che impressionante. La stessa trama cattura solo all'inizio, nel corso dell'invasione, per poi lasciare il giocatore nell'indifferenza più totale. I nemici e i boss tendono a ripetersi troppo e il carisma dei due protagonisti latita in modo preoccupante, confermando tra l'altro come il modello di Gears of War a livello estetico sia più una zavorra che non una risorsa.
Eppure, anche per una longevità che difficilmente vi terrà impegnati per più di otto/nove ore, Inversion ha un suo perché. La gravità permette di affrontare gli scontri a fuoco con qualcosa in più, rendendoli certamente più semplici ma anche più vari rispetto alla media di altri TPS. L'implementazione delle routine di Havok ha inoltre aggiunto una discreta distruttibilità dell'ambiente (gli stessi ripari non sono eterni), ma anche alcuni boss, seppur poco originali, impegnano più del dovuto e richiedono una certa abilità con i poteri legati alla gravità. Contando poi il co-op online a due giocatori e il multiplayer competitivo, con le immancabili varianti di Deathmatch, Conquest e Capture the Flag, Inversion supera agilmente la sufficienza e, altro pregio da non sottovalutare, è venduto a quasi la metà di un titolo standard per Xbox 360 (il prezzo di listino è di 39,90 euro). Se però devo essere sincero, prevedo un discreto flop per quest'ultima fatica di Saber Interactive e non mi stupirei se Inversion facesse la fine di Fracture, altro TPS con un'idea di fondo potenzialmente valida (la deformazione del terreno al posto della gravità) ma passato come una meteora e subito dimenticato.
Ho giocato a Inversion su Xbox 360 debug grazie a un codice review fornitoci da Namco Bandai. Tra Campagna in singolo e qualche partita in multiplayer, ho trascorso con David e Leo circa otto ore. Il gioco è in inglese con i sottotitoli in italiano e il doppiaggio è di livello più che dignitoso.