Vent'anni di Warcraft III | Racconti dall'ospizio
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti eccetera eccetera, MA, l’articolo che state per leggere potrebbe essere il secondo episodio di una sottosezione non ufficiale: quella in cui Ualone festeggia i decennali o i ventennali dei giochi Blizzard. Qualche mese fa abbiamo celebrato insieme i dieci anni di Diablo III, oggi invece ci dedichiamo al compleanno di un altro grande classico della software house californiana: i vent’anni di Warcraft III: Reign of Chaos.
Il terzo capitolo della famosa saga di strategici in tempo reale è al contempo uno dei miei giochi preferiti di sempre e uno dei più importanti della storia, forse ben più di quello che si può immaginare. Soffermiamoci innanzitutto un attimo su quest’ultimo aspetto. Warcraft III è stato frutto di uno sviluppo abbastanza movimentato: il capitolo precedente, Warcraft II, risale a ben sette anni prima, mentre il precedente strategico in tempo reale di Blizzard, Starcraft, è del 1998. Per un tripla A di oggi sette e quattro anni di distanza dai suoi predecessori non sarebbero tantissimo tempo, ma all’epoca per un terzo episodio di una serie regolare erano tanti. In questo tempo Blizzard stava studiando un modo per rendere il suo nuovo RTS qualcosa di molto particolare all’interno del genere: l’intento era quello di aggiungere alla struttura e al gameplay tipici del genere strategico un’abbondante spruzzata di elementi da gioco di ruolo.
Quest’idea, che tra l’altro era già un forte segno delle voglie che porteranno Blizzard a sfornare, qualche anno dopo, World of Warcraft (uno dei prossimi episodi di questa rubrica, ne parliamo tra un paio d’anni, ma intanto potete iniziare a farvi la bocca con la nostra intervista a Tom Chilton), fu probabilmente un po’ ridimensionata nella versione definitiva di Warcraft III, ma riuscì comunque a rendere il nuovo RTS ambientato ad Azeroth qualcosa di incredibilmente unico nel suo genere.
La particolarità di Warcraft III era l’introduzione degli eroi. Unità speciali, molto più forti e versatili delle tipiche truppe da RTS, interamente controllabili dal giocatore, dotate di abilità molto potenti, sbloccabili salendo di livello. Già, ecco qui la parte da GdR di Warcraft III: gli eroi salivano di livello nel corso della campagna principale del gioco (o in ogni singola partita multiplayer competitiva). Un’idea spettacolare sia per il gameplay che per la componente narrativa del gioco. Tale meccanica, infatti, permetteva ai giocatori di immedesimarsi fortemente nelle vicende di Arthas, Jaina, Thrall, Illidan, Sylvanas e dei tanti altri eroi (e antieroi) le cui gesta andavano a costituire le trame di Reign of Chaos e dell’espansione The Frozen Throne (e, qualche anno dopo, di World of Warcraft).
Ma la cosa più clamorosa di tutte è che gli eroi di Warcraft III hanno generato, indirettamente, il genere dei MOBA che ha spopolato nei due decenni successivi. L’idea di controllare queste unità particolarmente potenti, infatti, oltre a dare un boost strepitoso al classico gameplay da RTS, piacque tantissimo anche ai vari modder del gioco, che diedero vita a diverse modalità amatoriali di Warcraft III, tra cui la famosissima DotA (Defense of the Ancients), in cui i giocatori controllavano appunto solo gli eroi, mentre il computer si preoccupava di muovere le truppe base in modo automatico. Già, esattamente come funziona nei MOBA. Senza volerlo, quindi, come si diceva, Warcraft III ha dato vita al genere dei MOBA. I vari League of Legends, DotA 2 e compagnia vengono tutti da lì: dall’introduzione degli eroi nell’RTS Blizzard (e, più specificamente, dalle mod che ne esaltavano l’utilizzo).
Curiosità: Warcraft III ha contribuito anche al boom del genere Tower Defense, che ha spopolato negli anni ’10 in particolare sui dispositivi mobile. Altre mod del gioco, infatti, si concentravano proprio sull’uso delle torrette per dare vita a particolari tipi di partite. Una vera fucina di idee, insomma, sfruttate alla grandissima dalla community, dai modder e da sviluppatori esterni che hanno saputo approfittare delle mode lanciate dal gioco Blizzard per creare altri prodotti di successo. A volte di enorme successo.
L’importanza di Warcraft III nella storia dei videogiochi, quindi, è assolutamente fuori discussione. Ed è esattamente ciò che è successo nei vent’anni successivi alla sua uscita a testimoniarlo. Ma al di là di questo, Warcraft III è stato anche un grandissimo gioco di suo. Un gioco che personalmente ho adorato, sia per la sua indimenticabile campagna single player, sia per il suo incredibilmente coinvolgente multigiocatore competitivo. La trama metteva i giocatori per la prima volta al controllo di quattro diverse razze: Umani, Non Morti, Orchi ed Elfi, laddove negli episodi precedenti il focus era sullo scontro tra Orchi e Umani (con le altre razze a fare da alleati di contorno). Le vicende delle varie fazioni venivano raccontate in apposite parti della campagna che avevano come protagonisti proprio quegli eroi che rappresentavano la principale novità di gameplay. Il tutto arricchito da scene di intermezzo in computer grafica ancora oggi indimenticabili. Il ritorno a Lordaeron del principe Arthas, dopo il suo incontro con la spada Frostmourne, è uno dei momenti più belli e drammatici di tutte le storie raccontate dai videogiochi, a mio avviso. Eh, sì. Warcraft III è un gioco che ho davvero amato tantissimo. Anche per il multiplayer. Indimenticabili le partite 3v3 in cui, con i miei due amici Armaxyz e Tarta4, si elargivano e incassavano mazzate molto sentite.
Sapete qual è la cosa strana, però? Che un paio d’anni fa ha visto la luce Warcraft III: Reforged, edizione rimasterizzata del gioco, e la cosa non mi ha coinvolto neanche un po’. Complici probabilmente le recensioni non proprio entusiasmanti, e in generale la tiepida (per usare un eufemismo) reazione degli appassionati, ho installato e disinstallato il gioco senza praticamente neanche provarlo. Ora, a scrivere quest’articolo, un po’ di voglia di riprovarci mi è venuta. Magari ne nasce qualcosa. Nel caso, vi farò sapere.
Tanto di sicuro ci si risente per i vent’anni di World of Warcraft, come dicevamo.