A Plague Tale: Innocence, vià 'l gat, bala 'l rat
Giusto la scorsa settimana, confessavo in Outcast Weekly che le mie prime ore alle prese con A Plague Tale: Innocence non erano state propriamente entusiasmanti. Al netto di un’ambientazione abbastanza originale - la Francia del XIV secolo afflitta dalla peste, dalla Guerra dei Cent’anni e dall’inquisizione - il gioco sviluppato da Asobo Studio mi era parso fin troppo convenzionale, a tratti persino banale nelle meccaniche. E tutt’altro che sorprendente per costruzione narrativa, caratterizzazione dei personaggi e direzione artistica.
L’avventura della nobile quindicenne Amicia, impegnata a tenere il fratellino Hugo lontano dalle grinfie dall’Inquisizione, cercando magari di capirci qualcosa del misterioso morbo che lo affligge dalla nascita, inizia sui binari di The Last of Us, gioco con cui condivide alcune premesse, la visuale in terza persona e un paio di altre cosette. Qua come là, c’è da attraversare indenni una serie di ambienti ostili coordinando le azioni del personaggio principale con uno, a volte due subordinati. Ma lo si fa giocando sulla difensiva piuttosto che sull’attacco e cercando di non farsi braccare: pena la morte secca.
Anche a livello ritmico, i designer di A Plague Tale: Innocence sono andati sul classico, alternando enigmi ambientali a sezioni più concitate, fino ai suddetti momenti stealth che, per la loro superficialità, mi hanno crucciato più di tutto.
Ora, magari è un problema mio ma lo stealth, per tirarmi in mezzo, deve darmela a bere. E per darmela a bere servono un level design intrigante e guardie che siano un minimo sveglie.
Diversamente, inizio a vedere la rete da pesca e non abbocco, mi si rompe l’incredulità e sono fritto. E qui, purtroppo, l’intelaiatura di gioco emerge praticamente subito (al netto che Hugo, perlomeno, sta al passo e non se ne va a zonzo come Ellie). Un po’ è colpa di geometrie ambientali e pattern non particolarmente ispirati, un po’ sono le rigidità linguistiche che fanno a pugni col realismo dell’impostazione artistica. Funzionano decisamente meglio le sezioni survival infestate dai ratti pestiferi (un sacco di ratti!), in cui tocca divincolarsi tra le fonti di luce per portare a casa la pelle.
L’inizio è così così, dicevo. Per fortuna, dopo qualche ora di gioco, A Plague Tale: Innocence trova il suo passo. Si scrolla di dosso quell’aria da lungo tutorial e le didascalie invadenti, mentre le variabili che compongono gli enigmi iniziano a intrecciarsi e a moltiplicarsi, rompendo la banalità e chiamando a raccolta tutte le possibilità della protagonista. Protagonista, a sua volta, sempre più performante grazie a un sistema evolutivo legato al crafting e a qualche gimmick.
La trama, intanto, sacrifica progressivamente la misura degli inizi a favore di un taglio deliberatamente horror/fantasy. Da un lato, OK, questa piega manda abbastanza in vacca ogni pretesa di aderenza storica o politica e rende fin troppo esplicite le fonti che hanno ispirato Asobo Studio. Dall’altro, permette al lato artistico di sciogliere le timidezze e spingere sull’acceleratore, col risultato che certe ambientazioni sono davvero potenti e coraggiose, alcune addirittura indimenticabili, tipo la sequenza nel campo di battaglia.
Facendo di conto tra strike e palle perse, ho trovato A Plague Tale: Innocence un gioco niente affatto sgradevole, ben bilanciato una volta che entra in bolla e a tratti artisticamente interessante. Eppure, troppo banale sul piano delle meccaniche ludiche e narrative per poterlo definire imprescindibile. Fate un po’ voi.
Ho giocato a A Plague Tale: Innocence su Xbox One X, grazie a un codice per il download gentilmente fornito dal distributore italiano. Tra l’altro, pensavo di sbrigarmela cotta e mangiata e invece, con i suoi “n” capitoli – alcuni lunghi, altri anche molto brevi – il titolo di Asobo mi ha portato via quasi una ventina di orette. A Plague Tale: Innocence è disponibile su PC, su PlayStation 4 e su Xbox One. Come al solito, se acquistate il gioco (o qualsiasi altra cosa) su Amazon passando dai seguenti link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza alcun sovrapprezzo per voi. Se volete procedere su Amazon Italia, dirigetevi qui, se preferite Amazon UK, puntate qui.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Il trono di spade e al fantasy lercio, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.