Ano Natsu de Matteru: altri amori alieni
Pochi detti al mondo possono vantare la stessa fortuna di “L’amore non ha confini”.
Fin dai tempi dei Classici, gli esseri umani hanno amato oltre le barriere geografiche, di casta, razza, religione e persino specie. Amanti divini, amanti demoniaci, amanti fantastici.
Quando poi abbiamo concepito il concetto di “vita aliena”: amanti extraplanetari a pioggia ed il Giappone, che in brevissimo tempo è diventato cintura nera 100mo dan in alieni, non è stato da meno regalando al mondo forse la più famosa “sposa aliena” di sempre: Lamù.
Ma oltre alla iraconda e poco vestita fidanzata di chiunque appartenga ad una ben precisa generazione, le amabili bellezze di altri pianeti sono ormai innumerevoli e tra di esse Ichika Takatsuki è probabilmente una delle meno stravaganti.
Precipitata sulla Terra per un malfunzionamento della sua astronave, terribilmente in colpa per aver quasi ucciso nell’incidente il giovane aspirante regista Kaito Kirishima, la nostra occhialuta extraterrestre non trova altra soluzione che farsi ospitare dalla sua vittima (curata tramite trasferimento di nanotecnologie via bacio) con il pretesto costruito a suon di ipnosi di una lontana parentela.
Nell’attesa di poter ripartire, si troverà ad ingannare il tempo come studentessa trasferita, membro acquisito a forza del club scolastico di cinematografia presieduto dalla bizzarra loli-diplomanda Remon-sempai e nuova inserita nel gruppo di amici di infanzia composto dallo stesso Kaito, dall’eterna amica d’infanzia Kanna, dal donnaiolo Tetsuro e dalla saggia-svampita Mio.
Si troverà anche ad essere il catalizzatore in grado di sbloccare un “mexican standoff” di sentimenti inespressi e triangoli bloccati da cui qualcuno uscirà bene e qualcun’altro forse meno, ma tutti un po’ più cresciuti e un po’ più, dopotutto, felici di aver potuto gustare la pienezza della gioventù.
Tutto questo viene narrato nell’anime Ano Natsu de Matteru (trad.: “Aspettando(ti) in quell’Estate”) abbreviato dai fan in “AnoNatsu”, pubblicato nel 2012 da J.C. Staff e diretto da Tatsuyuki Nagai che solo l’anno prima aveva già fatto fare le boccucce a cuore a tutto l’anime fandom con un’altra storia di amori incredibili e adolescenze bloccate (molto di più, in quel caso): Ano Hana (abbreviazione di “Ano Hi Mita Hana no Namae o Bokutachi wa Mada Shiranai”: “Ancora non sappiamo il nome del fiore che vedemmo quel giorno”).
Rispetto al predecessore, Ano Natsu è sicuramente meno drammatico e per questo ritenuto “inferiore”, ma nei miei gusti di vecchio romantico disincantato ho trovato rinfrescante la sua leggerezza, quasi svagatezza, nel raccontare di amori adolescenziali nascosti che si palesano e o si infrangono o vanno a buon fine con un bacio e/o una risata imbarazzata.
Non dovendo infatti imbastire chissà quale dramma, e mascherandosi dietro una storia bislacca di aliene carine terrorizzate dall’idea di essere scoperte e rapite dai Men In Black (gli alieni si documentano guardando il nostro cinema, sappiatelo), Ano Natsu si concentra sul far crescere piano piano le crepe incise da un arrivo inaspettato nei rapporti apparentemente eterni tra amici d’infanzia che si sono dati, e presi, un ruolo che non è la loro vera persona.
Così Kaito, l’orfano allevato dalla sorella maggiore che vive di responsabilità, ricordi messi su pellicola e terrore di “volere troppo”, scopre di volere qualche cosa anche se questo potrebbe mettere in difficoltà le persone che lo sostengono. Kanna, eterna e decisa “amica d’infanzia”, capisce che il tempo sta passando ed i corpi cambiano rendendo evidente quello che si è sempre saputo. Tetsuro il dongiovanni è sempre più a disagio a fingere un ruolo pur di non farsi scoprire. La svampita Mio (per inciso: mio personaggio preferito) capisce fin troppo bene come stanno andando a girare le cose e ne è contemporaneamente angosciata e felice.
Remon-sempai infine… ah, no, lei è semplicemente IL MALE.
Insomma, tanta dolcezza, un po’ di amarezza e un umorismo che va dalla sottile ironia fino alle situazioni più sbragate tra copioni di film amatoriali un po’ troppo profetici, un personaggio che gode nel creare situazioni equivoche e tenerissime mangiatrici di uomini.
Il tutto agito da personaggi che sono sviluppati in maniera coerente e rispettosa e che per questo meritano tutti dal primo all’ultimo l’apprezzamento dello spettatore (e comunque Mio e la mia preferita)
Come se non bastasse: Ano Natsu ha la faccia tosta di mettere in scena nelle ultime puntate uno degli inseguimenti più assurdi che si siano mai visti in una commedia romantica, spaccando nettamente il suo pubblico tra coloro che hanno reagito definendolo “una cafonata” e gli altri, tra cui senza troppe sorprese il sottoscritto, che hanno reagito definendolo “che bella cafonata!” (cit.)
Insomma, se a San Valentino non sapete cosa guardare, sono dodici agevoli puntate.
Questo articolo fa parte della Cover Story “Febbraio romantico”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.