Boardcast è la nostra rubrica dedicata al mondo dei boardgame. Ogni settimana vi raccontiamo un gioco diverso, parlando anche di eventuali versioni digitali e condendo il tutto con approfondimenti e notizie per curiosi e appassionati.
Oggi vi parliamo di un gioco da tavolo dal sapore molto anni Novanta, che rievoca un po’ quelle serate passata a giocare a Taboo, Trivial Pursuit e soprattutto a Pictionary. Il tutto condito con qualche regola in più, per allettare gli appassionati di boardgame moderni. Duplik, disponibile in Italia per Asterion Press, è composto da 60 schede double face: ogni scheda contiene su entrambe le facce un’illustrazione e una serie di domande. Scopo del gioco, riprodurre il più fedelmente possibile quell’immagine, seguendo le indicazioni del “descrittore”, chiamiamolo così, di turno. Le domande, dieci in tutto, scandagliano l’esecuzione del disegno (tipo “Nel cestino ci sono quattro mele?, “Il vestito della bimba è a pois?”, “Il sorcio sta ruttando in faccia al gatto?” e cose di questo genere). Ogni domanda/dettaglio correttamente eseguita nel disegno frutta al disegnatore un punto vittoria (dieci domande per disegno più una domanda bonus per un totale di massimo dodici punti vittoria a disegno). Il “descrittore” prende un punto per ogni domanda indovinata da almeno un giocatore.
E qui sta il trucco: descrivere l’immagine in maniera tale che almeno un giocatore riesca ad eseguire correttamente il disegno e quindi ad accaparrarsi il punto vittoria, ma non tutti i giocatori. Un meccanismo analogo, per intenderci, a quello di Dixit. Tutto molto facile, se non fosse che le stesse domande sono celate al “descrittore”.
Il ruolo del “descrittore” ruota durante la partita, sicché ogni partecipante dovrà cimentarsi in questo ruolo almeno una volta durante la stessa. Duplik si gioca, ovviamente, su più manche: vince chi ottiene il maggior numero di punti vittoria alla fine delle stesse. Duplik è un party game carino e divertente, che regge fino a 3 giocatori; da consigliare a tutti, anche come idea regalo, se non fosse che soffre di tre difetti a mio parere inutilmente penalizzanti.
Innanzitutto il costo: per 120 illustrazioni (tutte piuttosto semplici e in bianco e nero), dei blocchetti e qualche matita, 35 euro sono decisamente troppi. Secondo: la scarsa longevità. Una volta “giocate”, le schede non possono essere riutilizzate, a meno di non avvantaggiare pesantemente uno dei giocatori. Certo, sono state già pubblicate almeno tre espansioni (che non si sa se e quando verranno pubblicate anche in italiano) al prezzo di circa 15 dollari ciascuna: comunque esageratamente care, considerando che sarebbe tranquillamente possibile mettere a disposizione ulteriori schede in formato pdf per un rapido e sicuramente più economico download. Terzo, ma non meno importante, almeno per un assiduo giocatore: la scatola decisamente sovradimensionata. Laddove il tutto avrebbe potuto essere gestito con una scatolina dal volume irrisorio, ci troviamo di fronte a una scatola degna del miglior gioco manageriale à la Agricola, per intenderci.
Lo consiglio? Nì. Sicuramente è un gioco divertente, che vale la pena tenere in casa per quegli amici che “Coloni di Catan? Naaaaa, non hai piuttosto Pictionary?”. Oppure se volete fare un regalo a un nipotino o a un amico rimasto con il cuore ai giochi “di una volta”. O ancora, se avete un locale e volete mettere qualche gioco a disposizione della vostra clientela.
La cosa bella è che non occorre saper disegnare, per giocare a Duplik, e spesso, ma non sempre, i più incapaci a tenere in mano una matita riescono a gabbare giocatori molto più talentuosi di loro.