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Grand Theft Auto: Vice City è un’enciclopedia musicale degli anni Ottanta | Racconti dall'ospizio

Grand Theft Auto: Vice City è un’enciclopedia musicale degli anni Ottanta | Racconti dall'ospizio

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Ma quanto sono belli, gli anni Ottanta? Lo so, dirlo adesso non è una cosa molto originale, anzi, è quasi l’opposto, siccome una buona parte dei prodotti d’intrattenimento ha chiari riferimenti a questa decade - qualcuno ha detto Stranger Things? - ma questa grande passione è qualcosa che mi accompagna da molto tempo. La causa principale è, come spesso mi accade, la musica, poiché, grazie a mio padre, sono cresciuto con un quantitativo insuperabile di dischi prodotti in quel magnifico decennio. Ma oltre a questo, negli anni, la riscoperta di film, serie TV e soprattutto videogiochi prodotti in quel periodo è sempre stata in grado di destarmi maggior stupore rispetto alla fruizione della maggior parte delle produzioni degli anni Novanta, ma anche 2000 o del decennio attuale; tutto questo senza essere in alcun modo un cultore o integralista degli anni Ottanta.

Con queste premesse, non essendo un particolare bacchettone ed essendo abbastanza di manica larga sui giudizi, le produzioni attuali - ma anche passate - che ricalcano il periodo in oggetto mi destano sempre grande interesse e, quando sono di buona fattura, entrano subito nel mio cuore, per poi restarci facilmente per sempre. Entrar nel cuore è sì già di per sé un’ottima conquista, un premio importante, ma non sempre a questo ingresso corrisponde un qualcosa di più grande, come il bisogno fisiologico di dover approfondire a tutti i costi quella cosa che hai appena visto o sentito. Grand Theft Auto: Vice City ha invece raggiunto questo obiettivo a mani basse.

Non è un caso se questo capitolo della saga Rockstar ha ricevuto ai tempi della sua uscita voti altissimi e soprattutto ora è annoverato tra i migliori GTA di sempre. Gameplay, trama, ambientazione, sono tutte caratteristiche di altissimo livello, che la stessa Rockstar non è sempre riuscita a raggiungere di nuovo negli anni successivi, ma la cosa che per il me stesso adolescente è stata incredibile, indimenticabile, unica, è la colonna sonora.

Nei primi anni 2000, non era così facile trovare un gioco capace di essere una piccola enciclopedia musicale di un determinato periodo, ma Vice City è riuscito pienamente in questo intento, grazie appunto al gran numero di brani che accompagna le gesta del nostro amato Tommy Vercetti. Tramite le sette radio presenti all’interno del gioco, era possibile spaziare tra diversi generi, tutti rappresentati dai brani più iconici del tempo o comunque da canzoni capaci di rimanere in testa per giorni, mesi, anni; anzi, brani che, una volta conosciuti, difficilmente possono essere dimenticati. Con il successore di Grand Theft Auto III, è possibile entrare in contatto, grazie a V-Rock, con i Twisted Sister e la loro I Wanna Rock, con i Mötley Crüe, Ozzy Osbourne, Iron Maiden, Megadeth, Slayer e chi più ne ha più ne metta. In pratica, un paradiso videoludico-sonoro per un giovane metallaro in erba, e qui si parla soltanto di una delle sette radio presenti. Per gli antipatici, chi non ha una particolare predilezione per i capelli lunghi e le borchie, è comunque possibile virare su altro, ad esempio la New Wave (Frankie Goes to Hollywood, Blondie, Tears for Fears, Spandau Ballet) di radio Wave 103, oppure un più abbordabile pop di Flash FM, capitanato da Michael Jackson e altri grandi nomi della musica più “commerciale” del tempo, come INXS, Bryan Adams, The Buggles e Lionel Richie.

Per chi invece preferisce sonorità meno pop o hard rock, è possibile virare su qualcosa di più ballabile, come le power ballad di Emotion 98.3 e la sempiterna Never Too Much di Luther Vandross (sì, c’è anche Africa dei Toto ma ha anche un po’ rotto, a dirla tutta). Per i veri eredi di Tony Manero, è allo stesso tempo possibile sfrecciare per le vie di Vice City, a bordo di un fiammante Infernus, ascoltando la disco music offerta da Fever 105, che ha permesso a molti giovani di conoscere i Kool & The Gang, Oliver Cheatham e gli Indeep.

Finita qui? Certo che no! Rockstar avrebbe mai potuto lasciar fuori un genere appena nato, che negli anni Ottanta è cresciuto, per poi conquistare il mondo nei decenni successivi? Certo che no, e non a caso su Wildstyle è possibile ascoltare per tutto il tempo i nuovi suoni dell’hip-hop, partendo dai 2 Live Crew e i Run D.M.C., passando per Afrika Bambaataa, Grandmaster Flash & the Furious Five e un quasi intruso Herbie Hancock, con il suo capolavoro Rockit. Per accontentare tutti, ma proprio tutti, era possibile infine tuffarsi anche nel mondo di radio Espantoso, dedicata al Latin Jazz, con Tito Puente e altri esponenti del genere.

Sì, ho appena fatto un breve elenco della colonna sonora di Grand Theft Auto: Vice City, quindi tanto valeva leggere quello completo su Wikipedia, no? Forse sì, ma questo elenco è stato fatto con un preciso intento, ossia rendere chiaramente visibile il carattere enciclopedico dell’opera di Rockstar. Il termine “enciclopedico” è da prendere con le pinze, perché non siamo di fronte alla Treccani della musica anni Ottanta, ma senza neanche elencare tutti i brani presenti nel gioco, è possibile riscontrare come la software house sia riuscita a costruire una colonna sonora capace di racchiudere i principali brani di quel decennio, di svariati generi e autori, all’interno di una singola opera, che allo stesso tempo è caratterizzata da svariate altre caratteristiche - ottimamente rappresentate - tipiche di quel periodo.

Se volete quindi far entrare in contatto con la musica degli anni Ottanta una persona totalmente - o quasi - ignara di quel periodo, regalare una copia di Grand Theft Auto: Vice City, o semplicemente far ascoltare le varie radio presenti nel gioco, è cosa buona e giusta. Se poi vi sentite veramente di buon cuore, fate anche in modo tale che questo amico entri in contatto con la colonna sonora di GTA IV, un’opera che rasenta la perfezione. Ma questa è un’altra storia.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a The Irishman e al crimine, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.

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