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The Shield ci insegna che il conto da pagare arriva per tutti, prima o poi

The Shield ci insegna che il conto da pagare arriva per tutti, prima o poi

Parlare di spoiler per una serie TV di oltre vent’anni fa è un po’ assurdo, ma in questo caso si analizza proprio il finale, quindi preferiamo avvisare. Se non avete mai guardato The Shield e non volete sapere come si concluda, evitate di leggere questo articolo!

The Shield fa parte di quelle serie televisive che andrebbero viste almeno una volta nella vita.

Ambientata nell’immaginario distretto di Farmington, nella periferia di Los Angeles, la serie vede come protagonista Vic Mackey, detective a capo della squadra d’assalto.

Mackey è corrotto e marcio fino al midollo, e insieme ai suoi tre “soci” Shane Vendrell, Curtis “Lem” Lemansky e Ronnie Gardocki si rende protagonista di veri e propri atti criminali, dalla messa in circolo della droga sequestrata tramite una rete di spacciatori, passando per una rapina alla criminalità organizzata armena, per finire all’omicidio di un poliziotto infiltrato che stava indagando su di loro. Vic è una sorta di vera e propria star all’interno del suo distretto: nonostante usi metodi non propriamente professionali e moralmente discutibili per ottenere confessioni ed effettuare arresti, gode della stima di quasi tutti i suoi colleghi. Fanno eccezione il suo capitano, David Aceveda, il primo a rendersi conto di quanto sia pericoloso Vic e che cerca più volte di sbatterlo fuori dal corpo di polizia, e il detective Dutch Wagenbach, poliziotto fin troppo ligio al rispetto delle regole. Nonostante la sua natura violenta e la sua figura tutt’altro che limpida, Vic è un amorevole padre di famiglia, ha un grande senso di protezione per i suoi colleghi della squadra d’assalto, che lo seguono ciecamente, e ha, nel bene o nel male, una sorta di morale che riesce comunque a tenerlo spesso sulla linea di confine fra bene e male: per esempio odia profondamente chi si rende colpevole di crimini orrendi quali stupro e pedofilia, infischiandosene delle regole pur di mettere dietro alle sbarre o sottoterra i responsabili.

Durante le sette stagioni di The Shield, Mackey e i suoi devono fronteggiare diversi antagonisti che cercheranno di incastrarli o di eliminarli. Oltre a David Aceveda, che al termine della terza stagione lascerà l’incarico per entrare in politica, la squadra dovrà fare i conti con l’astuto tenente degli Affari Interni Jon Kavanaugh, pronto a tutto pur di mandare Vic dietro le sbarre. Nel sottobosco dei criminali della serie, Vic si scontrerà con boss criminali quali Armadillo Quintero, Antwon Mitchell e Guillermo Beltran.

Nonostante sui membri della squadra penda costantemente una spada di Damocle pronta a colpirli da un momento all’altro, Vic e i suoi riescono sempre a farla franca, ma a un certo punto le cose cambiano.

Infatti, sarebbe impossibile parlare del finale della serie e di tutto ciò che si porta dietro senza capire come si sia arrivati a quel finale.

Tutto nasce al termine della quinta stagione: Lem viene messo alle strette da Jon Kavanaugh per costringerlo a denunciare i suoi colleghi, altrimenti finirà in prigione. Gli altri membri della squadra si organizzano per farlo fuggire in Messico, ma Shane, che nelle serie è sempre stato il braccio destro di Vic e l’alleato più fedele, rompe in maniera irreversibile quel filo sottile che teneva unita la squadra e uccide Lem, credendo che questi abbia deciso di denunciare gli altri per evitare la prigione. Nel corso delle due stagioni successive, la sesta e la settima, la verità viene a galla e la squadra va definitivamente in pezzi, con Vic e Ronnie che tentano di eliminare Shane e viceversa. Vic viene mandato in pre-pensionamento forzato dal distretto e deve comunque fare i conti con il pericolo di finire in prigione insieme a Ronnie per i crimini passati, in quanto Shane è in fuga insieme alla famiglia e minaccia di rendere pubbliche le malefatte della squadra se non riuscirà a lasciare gli Stati Uniti.

Vic riesce a fare un accordo con i federali, con i quali stava collaborando in precedenza: in cambio di un lavoro alla sezione immigrazione e della totale immunità, consegnerà all’FBI il boss del cartello della droga Beltran e i suoi luogotenenti.

I momenti memorabili che compongono il finale della serie sono tre. Nel penultimo episodio della stagione finale, Tutta la verità, Vic confessa per la prima volta tutti i crimini e le malefatte commesse. Una scena carica di tensione drammatica, in cui il detective, dopo un profondo respiro e una pausa durata circa quaranta secondi, racconta, non senza una certa fatica, tutte le nefandezze di cui si è macchiato.

L’episodio finale della serie, Degradato, composto in due parti, è la perfetta conclusione della serie e degli archi narrativi dei personaggi principali. Il piano di Shane è andato male, e l’ex detective, stremato da tutti gli eventi occorsi durante il suo tentativo di fuga, con la perdita del denaro necessario per lasciare il paese e il ferimento della moglie Mara da parte di alcuni spacciatori, è costretto, stanco e malconcio, a tornare a casa. Una volta resosi conto di non poter più ricattare Vic, vede lo spettro della prigione per lui e per la moglie e di conseguenza l’orfanotrofio per il figlio. Pur di evitare tutto ciò, Shane arriva alla drammatica scelta di uccidere sé stesso e la sua famiglia, lasciando una lettera d’addio carica d’odio nei confronti di Vic Mackey.

Il secondo momento memorabile è costituito dall’istante in cui, dopo aver consegnato Beltran ai federali, viene convocato al suo vecchio distretto. Claudette Wyms, ex collega di Vic e ora nuovo capitano, dopo aver cercato senza successo di incriminarlo, lo fa salire nella sala degli interrogatori e lo invita a sedersi sulla sedia in cui di solito fanno sedere i criminali. Claudette legge a Vic la lettera d’addio di Shane. Mackey ascolta senza dire una parola e lascia la stanza rompendo la telecamera, assistendo subito dopo all’arresto di Ronnie, ingannato dallo stesso Vic che gli aveva promesso un accordo anche per lui, però mai arrivato.

Dopo le urla dell’ormai ex amico e compagno, arrestato e praticamente condannato a un soggiorno in galera dal quale difficilmente uscirà vivo, Mackey lascia per sempre il distretto nel silenzio generale, osservato dallo sguardo dei suoi ex colleghi.

The Shield si chiude con in maniera amara e beffarda per Vic. Dopo la morte di Lem, il suicidio di Shane e l’arresto di Ronnie, Mackey è entrato a far parte della sezione immigrazione dell’FBI, libero e completamente pulito. Ma Olivia Murray, colei che ha aiutato Vic ad ottenere il nuovo lavoro e l’immunità, disgustata dai crimini commessi dall’ex detective, lo relega a un lavoro d’ufficio, come analista. Vic, poliziotto di strada dalla giacca di pelle nera e dalla pistola sempre carica e pronta a sparare, è costretto a non essere più operativo e a vestirsi con giacca e cravatta e a recarsi in ufficio dalle nove alle diciotto come un qualunque impiegato. La lunga scena finale di Vic vede il protagonista della serie completamente in silenzio. Posa sulla scrivania le foto di una famiglia ormai perduta (moglie e figli sono nel programma di protezione testimoni) e sembra inizialmente rassegnato e con lo sguardo perso nel vuoto a passare i prossimi tre anni forzatamente dietro una scrivania. Un uomo libero ma solo, che ha perso tutto e che pur avendo evitato una prigione con cella e sbarre ne ha guadagnata una con uffici e finestre da cui osserva le auto della polizia sfrecciare lungo le strade di una Los Angeles inghiottita dalla notte. Ma prima di uscire dall’ufficio riprende la sua fida pistola, perché il fuoco alla fine cova sempre sotto la cenere.

Come ho scritto in apertura del pezzo, The Shield è una di quelle serie che andrebbero viste almeno una volta nella vita, perché la serie creata da Shawn Ryan è una delle grandi serie crime degli anni duemila, un prodotto capace di mantenere per qualità della narrazione e ritmo l’asticella alta per tutte e sette le stagioni, con dei personaggi memorabili nel loro essere quasi tutti negativi e che agiscono spesso per il proprio tornaconto personale, varcando spesso e volentieri la linea di confine fra bene e male. La Los Angeles teatro delle vicende di The Shield è quella marcia e degradata delle periferie, delle gang, delle sparatorie e degli spacciatori, dei soldi facili e di una moralità quasi spesso assente e una violenza sanguinosa e dilagante.

The Shield è una serie che per impronta stilistica e narrazione ha influenzato altre serie successive di stampo crime prodotte negli anni a seguire, fra le quali Sons of Anarchy (creata da Kurt Sutter, uno degli sceneggiatori di The Shield, che ha visto partecipare tutti i membri principali con ruoli più o meno ricorrenti o camei), Banshee e Justified (in cui Walton Goggins, interprete di Shane Vendrell, incarna il criminale Boyd Crowder, antagonista principale della serie).

Vidi The Shield in occasione della sua messa in onda in chiaro qui in Italia, nel settembre del 2004, più di venti anni fa, quando ancora opere di questo tipo venivano trasmesse intorno alle dieci e mezza di sera e bisognava riempirsi di caffè per stare svegli fino alla fine o affidarsi al caro e vecchio videoregistratore.

Nonostante la popolarità della serie, ancora nessuno ha pensato di farne o un revival o peggio ancora un reboot e spero nessuno ci pensi mai. Ma credo sia una speranza vana.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai "Momenti memorabili", che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

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