Lecchiamoci le ferite in The Wolf Among Us #4
Dopo tre episodi (uno, due e tre) uno meglio dell’altro, The Wolf Among Us si trova nella scomoda posizione di dover rassettare tutto il rassettabile, raccogliere i cocci del post-terzo episodio e, in qualche modo, prepararsi ad accogliere la conclusione dell’indagine di Bigby Wolf. La storia prosegue proprio da lì, da quel finale strappamutande che ha aperto il mese di aprile, e propone quindi un Bigby ancora frastornato, quasi scosso da una notte a dir poco turbolenta, ma che suo malgrado non può esimersi dal tornare on the road, a cercare gli ultimi pezzi che gli permettano di chiudere una volta per tutte la sua caccia all’uomo.
In Sheep’s Clothing, quindi, punta ancor più del solito sulla narrazione e sulla qualità dei dialoghi, con un’ora e mezza (anche meno?) piuttosto blanda, in cui si va in giro a cercare gli ultimi indizi, a parlare con chi potrebbe sapere qualcosa sul grande burattinaio cattivo di Fabletown e, in generale, a chiudere un po’ alcune situazioni lasciate in sospeso negli ultimi episodi prima dell’epilogo. Tolta una sezione un po’ più action, dunque, questo quarto episodio di The Wolf Among Us non è certamente il più interattivo della serie... anche se comunque, al solito, gli scrittori di Telltale Games svolgono egregiamente il loro lavoro, mettendo in scena personaggi sempre convincenti e, in un paio di casi, in grado di dire tantissimo anche senza aprire bocca.
Non è un caso, quindi, che il più grande pregio di questo penultimo episodio sia proprio il delineare l’aura maligna dell’antagonista senza mostrarlo, ma semplicemente mettendo Bigby davanti a quanto di oscuro si cela dietro la facciata folkloristica di Fabletown. Mano a mano che l’acciaccato Bigby fa un passo verso la verità, un personaggio che rischiava di essere fumoso e insoddisfacente (ogni riferimento ad antagonisti Telltale fumosi e un po’ insoddisfacenti esistiti è intenzionale) diventa sempre più credibile, “spesso”, potente. In questo senso, un po’ a posteriori, anche la parte che giopep “critica” mi è sembrata, se non importante in senso assoluto, azzeccata e neanche troppo didascalica nel rimarcare quanto, alla fine, il marciume si sia impossessato del mondo delle favole. Oddio, forse un po’ didascalica lo è, quella parte, anche se sul momento non m’è parso. Comunque, ci siamo capiti.
Tra l’altro, ho trovato molto bello come, nel tirare un po’ le fila dei vari rapporti e nel prepararsi al gran finale, sia emerso definitivamente il “mio” Bigby: uno schizofrenico spaccone un po’ paraculo che, alla fine, cerca sempre di fare la cosa giusta, menando quando c’è da menare, facendo bella figura coi soldi degli altri e, soprattutto, dando sempre ragione alle donne. Che sarai anche uomo lupo quanto vuoi ma, figlio mio, mai cercare di averla vinta con una donna, altrimenti vedrai che lieto fine ti aspetta. Insomma, pur essendo un episodio (necessariamente?) transizionale, tutto votato alla chiacchiera e al costruire in previsione del gran finale, In Sheep’s Clothing funziona nel suo mettere in scena la solita qualità nella scrittura, un mondo noir credibile e tosto, personaggi altrettanto credibili e, soprattutto, un protagonista ormai plasmato dall’interpretazione del giocatore. Bene così.
Ho giocato The Wolf Among Us Episode Four: In Sheep’s Clothing su PC, grazie a un codice Steam fornito da Telltale Games a ottobre, in concomitanza con l’inizio della serie. Ho concluso In Sheep’s Clothing in un’ora e mezza (?) e ho notato, per la prima volta dall'inizio della serie (su PC), qualche famigerato “scattino” tra una decisione cruciale e l’altra. Poca roba, comunque.