Mandy è così allucinato e psichedelico che non poteva avere un altro protagonista all’infuori di Nicolas Cage
"When I die, bury me deep, lay two speakers at my feet, put some headphones on my head and rock and roll me when I'm dead."
Io a Nicolas Cage voglio un gran bene.
L’ho sempre trovato un personaggio incredibile e dalla vita estremamente interessante.
Ha scelto un nome d’arte rinunciando a quello vero (Coppola, in quanto è nipote del famoso regista), ha recitato in oltre cento film, fra cui dei cult assoluti (almeno per me) quali Con Air, Face/Off, 8mm e Fuori in 60 secondi, ha tentato (invano, ma quanto meno ci ha provato) di raccogliere l’eredità di Indiana Jones con i due capitoli de Il Mistero dei Templari. Mi ha fatto apprezzare, contro ogni previsione, anche un film romantico come City of Angels. Ha quasi interpretato Superman, è stato due volte Ghost Rider e sarà Spider-Man Noir. Ha interpretato sé stesso come protagonista in Il Talento di Mr. C. Si è sposato cinque volte, spesso divorziando poco tempo dopo, ha chiamato uno dei suoi figli Kal-El. Ha vinto un Oscar recitando in un film per il quale non è nemmeno stato pagato e ha acquistato un coccodrillo e uno squalo. Come si fa a non apprezzare una persona così stravagante?
Lo stile di vita esuberante e fuori dalle regole ha però creato qualche grattacapo al buon Nic, che, com’è noto ai più, per far fronte ai numerosi debiti contratti, ha dovuto, fino a qualche anno fa, recitare praticamente in qualsiasi pellicola gli venisse proposta. Pellicole che, nella maggior parte dei casi, erano talmente scadenti da uscire direttamente in home video, soprattutto al di fuori degli Stati Uniti.
In mezzo a tutto quel pattume cinematografico, ci sono però almeno due o forse tre film da salvare, e fra questi c’è anche Mandy.
Venni a conoscenza del film grazie al tam tam del web e alle opinioni di diverse persone che l’avevano visto e molto apprezzato. La trama di Mandy sembrava essere stata scritta apposta per far breccia nel cuore di spettatori come me: un uomo che vendica la morte della propria compagna in un mare di sangue e violenza. Poi vidi il trailer, che mi tolse qualsiasi dubbio sul film.
Insomma, c’è un Cage rabbioso e insanguinato che si forgia un’arma da solo, una tigre, un combattimento con motoseghe come armi…lo dovevo assolutamente vedere. Il fatto che poi il film fosse passato dal Sundance al festival di Cannes sembrava promettere un rilancio importante della carriera di Cage.
Le recensioni si dividevano fra chi incensava il film, definendolo coraggioso, folle e fuori dagli schemi, e chi, invece, lo reputava noioso e fin troppo fuori dalle righe.
Qui da noi Mandy è arrivato solo in home video, quindi ho atteso fino a quando il film non è approdato finalmente sulle piattaforme streaming.
E sì, Mandy è un film totalmente folle, stravagante, potente soprattutto a livello visivo, e totalmente fuori di testa.
Red Miller e la compagna Mandy Bloom vivono una vita tranquilla e riservata in una zona rurale e boscosa, in una casa di legno e vetro che pare essere completamente isolata da tutto e da tutti. Red è un ex veterano che si guadagna da vivere facendo il boscaiolo, mentre Mandy è un’artista fantasy dal passato difficile che lavora in un drugstore. Un giorno la ragazza viene notata da Jeremiah, allucinato ed allucinante leader di una setta religiosa (ispirato a Charles Manson), i Children of The New Dawn, che decide di rapirla per farne un’adepta. Le cose però prendono la piega sbagliata e Jeremiah e la sua banda di balordi, ai quali si accompagnano dei motociclisti demoniaci, uccidono la ragazza in una maniera terribile davanti agli occhi di un Red impotente e moribondo, che sembra lasciarci le penne anche lui, quando l’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento. Dopo una scena che definire trash è poco, durante la quale il protagonista, rimasto in mutande, urla tutto il suo dolore scolandosi una bottiglia di vodka, parte il suo piano di vendetta.
Red si forgia addirittura un’ascia per fare a pezzi i suoi aguzzini e nella seconda parte del film parte una vera e propria mattanza. Un Nicolas Cage costantemente sopra le righe, quasi in overacting, perennemente coperto di sangue e rabbioso come un cane idrofobo sciolto che fa letteralmente morire male tutti i membri della setta, motociclisti demoniaci compresi, in un tripudio di sangue e delirio che raramente avevo visto in altri film.
Come dicevo poco sopra, Mandy è un film molto potente a livello visivo, con atmosfere e colori psichedelici unite a una colonna sonora che mescola metal e temi strumentali. Un mix di suoni e immagini che vorrebbe ricondurre agli effetti causati dall’uso di acidi e stupefacenti vari.
Così come altri revenge movies, Mandy è incentrato su temi quali amore, perdita e vendetta, ci sono numerosi riferimenti agli anni Ottanta, fra cui la serie TV Chips e il cult horror Venerdì 13, riferimenti musicali a band come Black Sabbath e Motley Crue e a film come Velluto Blu, 2001 Odissea nello Spazio, Hellraiser e La Casa. Si nota anche, a livello estetico e stilistico, l’influenza di certi film di genere degli anni Settanta come Suspiria e altre opere del primo Dario Argento, senza dimenticare quel Non Aprite quella Porta che ha palesemente ispirato il folle combattimento con le motoseghe verso la fine del film. Un film che è allo stesso tempo un atto d’amore verso il cinema (il regista Panos Cosmatos è figlio di George Pan Cosmatos, che ha diretto film come Rambo II e Cobra) e qualcosa che tenta di slegarsi dalle logiche commerciali del cinema Hollywoodiano di genere. Un bizzarro mix di cultura pop a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, se vogliamo. Un film strano e fiero di esserlo, per molti ma non per tutti.
Insomma, Mandy non dirà niente di nuovo ma lo dice in maniera diversa e con un certo stile, e non è poco.
Mandy e disponibile su Prime Video.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata agli orrori di provincia e al folk horror, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.