Negan diede una botta di vita a The Walking Dead
Non mi ricordo una serie che mi abbia fatto entusiasmare tanto quanto annoiare come The Walking Dead.
Basata sui fumetti di Robert Kirkman, la serie è arrivata qui in Italia nel lontano 2010, quasi in contemporanea con la messa in onda statunitense. L’ho recuperata con qualche anno di ritardo, nel 2015, e devo dire che le prime tre stagioni, pur non prive di difetti e con le solite esagerazioni che si portano dietro serie di questo tipo, mi avevano discretamente intrattenuto. Le successive tre stagioni, dalla quarta alla sesta, mi avevano invece tremendamente annoiato. I personaggi erano diventati veramente troppi, e quelli introdotti a dare manforte al gruppo storico di Rick Grimes mi sembravano abbastanza inutili e fiacchi. Detto brutalmente, era tutta carne da macello con la data di scadenza. Anche i temi della serie, con la civiltà ormai scomparsa e la lotta per la sopravvivenza che trasformava gli uomini in mostri peggiori degli zombi stessi, erano ormai diventati stantii e ripetitivi. Insomma, stavo quasi per mollare il colpo, quando poi è stato introdotto Negan.
La prima puntata della settima stagione si apre riallacciandosi al finale di stagione della sesta, in cui Negan, leader del gruppo dei Salvatori, tende una trappola a Rick e ai suoi, leggermente infastidito dal fatto che l’ex sceriffo avesse trucidato una parte dei suoi uomini e preso possesso di uno dei suoi avamposti. Il finale di stagione terminava con un cliffhanger che vedeva Negan intento a scegliere quale membro del gruppo uccidere, e da lì si riparte.
Rick Grimes, visibilmente frastornato e con il volto sporco di sangue, dice a Negan che prima o poi lo ucciderà (infatti il titolo italiano della puntata 07x01 è un pigro e banale Io ti ucciderò, mentre il titolo americano è un più esaltante e cattivo The Day Will Come When You Won't Be). Il nuovo villain della serie mette subito le cose in chiaro e porta Rick a fare un giro a bordo di uno scassatissimo vecchio camper per poi gettarlo in mezzo ad un branco di zombie, per giunta immerso nella nebbia, dove gli intima di recuperare l’ascia che l’ex sceriffo si porta sempre dietro come arma. Lo scopo di tutto ciò è mostrare a Rick che ora lui, i superstiti del gruppo, e tutto ciò che possiedono appartiene a Negan. Il personaggio interpretato magistralmente da Jeffrey Dean Morgan, nonostante sia sostanzialmente un bullo sbruffone e prepotente, ha una cattiveria e una crudeltà talmente forti da piegare anche un duro come Rick.
In una serie di flashback viene svelato chi sono le vittime di Negan, argomento che all’epoca aveva riempito pagine e pagine dei vari forum online, in cui i fan della serie ipotizzavano chi sarebbe stato fra i personaggi principali a uscire di scena. La situazione, in questo caso, è stata gestita bene, con una vittima tutto sommato abbastanza prevedibile fra i personaggi meno rilevanti del gruppo e una seconda a sorpresa, molto più importante. La messa in scena degli omicidi, oltre a mostrare uno splatter e una violenza che vanno ben oltre i canoni della serie (anche se in passato non sono mancate teste mozzate ed altre situazioni al limite del gore) è carica di una tensione incredibile. Fra i personaggi, c’è chi si dispera, chi è impietrito dalla paura, chi piange e chi, come Daryl, coraggiosamente reagisce, incurante delle conseguenze del proprio gesto.
Il fulcro della puntata si gioca tutto nella contrapposizione fra Rick e Negan, con quest’ultimo che non fa altro che demolire psicologicamente il personaggio interpretato da Andrew Lincoln, il quale, dopo una strenua resistenza, è costretto ad arrendersi di fronte alla prospettiva di dover far del male al figlio Carl, pena la morte di tutto il suo gruppo. Proprio in quel momento, mentre Rick sta per compiere un gesto terribile che si sarebbe portato dentro per anni come una di quelle ferite che non si rimarginano mai, viene fermato da Negan, che vede il suo scopo finalmente raggiunto: ha distrutto la forza interiore di chi lo aveva sciaguratamente sfidato e lo ha condotto a più miti consigli, umiliandolo completamente di fronte agli altri.
Rick si trova così, completamente impotente e devastato nell’animo, a dover sottostare alle nuove regole di Negan, il quale non fa sconti a nessuno e detta subito a tutti la sua linea: voi siete miei, fate quello che dico quando che lo dico, altrimenti morite, e anche male.
Ciò che rende la prima puntata della settima stagione di The Walking Dead memorabile è, a mio avviso, quel senso di impotenza e stordimento costante che vive lo spettatore e il disgusto che provoca il personaggio di Negan, il quale, pur avendo un certo fascino come tutti i cattivi di spessore, gioca tutto sulla carta dell’odio suscitato dalla sua figura, a cui si vorrebbe tirar dietro la sua amata mazza con filo spinato, Lucille, prendendo a schiaffi quella faccia da smargiasso e il suo beffardo sorriso smagliante.
L’introduzione del personaggio di Negan è stata una bella botta di adrenalina per una serie che stava decisamente arrancando, e una minaccia umana concreta da combattere mancava ormai da diverse stagioni, quando la serie aveva, a mio avviso, raggiunto già il suo massimo con la figura del Governatore, il quale, pur non avendo il carisma di Negan, era certamente più lucido e razionale nei suoi intenti. Tuttavia, dopo una settima stagione sicuramente migliore delle ultime tre, The Walking Dead è tornato ad essere quella sorta di montagna russa che è sempre stato, alternando alcuni episodi decisamente buoni ad altri tutto sommato trascurabili, con alcune situazioni al limite del trash (se qualcuno ha pensato alla tigre, ha azzeccato).
Nonostante tutto, The Walking Dead ha saputo comunque convincermi a guardarlo costantemente, anche se mi ha sempre dato l’idea di uno di quei minestroni allungati fino all’inverosimile a cui avrebbero giovato qualche puntata in meno e una narrazione più asciutta, ma alla fine la serie è sempre stata premiata dagli ascolti, tant’è che oltre alle undici stagioni della serie madre si sono aggiunti ben sei spin-off, dei quali sto guardando proprio in questi giorni Fear The Walking Dead. Cos’altro abbiano da dire di nuovo tutte queste serie parallele non lo so proprio.
Tornando a Negan, l’interesse per il personaggio mi ha spinto, nel 2018, a leggere il fumetto dedicato a lui, Negan è qui! in cui si esploravano le origini del personaggio. C’è da dire che anche lui, dopo le prime stagioni ha perso un po' di mordente, ma nessuno gli toglierà mai il merito di aver resuscitato una serie che, ironia della sorte, è basata su dei morti che camminano.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai "Momenti memorabili", che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.